Dalla carne sintetica all’approdo sulle tavole di larve e farine di insetti, fino ad arrivare alla tanto dibattuta etichettatura Nutri-score. È un ‘no’ su tutta la linea quello che lancia Coldiretti di fronte ai temi più caldi legati alle “nuove frontiere” dell’alimentazione. Una contrarietà che deriva da differenti motivazioni, anche se la principale è sempre una: la difesa delle produzioni agroalimentari Made in Italy di qualità. In alcuni casi Coldiretti è passata dalle parole ai fatti. Lo testimonia la raccolta firme organizzata per promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione in Italia del cibo sintetico, dopo il via libera della Food and Drug Administration negli Stati Uniti. Nel volgere di poche settimane la mobilitazione ha ottenuto l’adesione di 350mila persone. Secondo Coldiretti, la diffusione della carne sintetica rappresenta “una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro della cultura alimentare nazionale, delle campagne e dei pascoli e dell’intera filiera del cibo Made in Italy”. E l’associazione prova a smontare quelle che ritiene fake news diffuse ad arte dai sostenitori della carne da laboratorio: non giova all’ambiente perché consuma più acqua ed energia di molti allevamenti tradizionali, non aiuta la salute perché non c’è garanzia che i prodotti chimici usati siano sicuri e non è accessibile a tutti poiché è nelle mani di grandi multinazionali.
Non meno critica è la posizione nei confronti dell’ok dell’Ue a diversi insetti per usa alimentare, fatto che secondo il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, rappresenta “la manifestazione più evidente che Bruxelles è totalmente fuori sintonia con la gente”. Un sondaggio di Coldiretti/Ixè afferma che il 54% degli italiani è contrario agli insetti a tavola, con appena un 16% che si dichiara a favore. Secondo l’associazione degli agricoltori, al di là dell’avversità legata a fattori di tipo culturale, l’arrivo sulle tavole degli insetti solleva precisi interrogativi di carattere sanitario e salutistico ai quali è necessario dare risposte, facendo chiarezza sui metodi di produzione e sulla stessa provenienza e tracciabilità: la maggior parte dei nuovi prodotti proviene da Paesi come il Vietnam, la Thailandia o la Cina, da anni ai vertici delle classifiche per numero di allarmi alimentari. Coldiretti, insomma, pretende maggior chiarezza.
Chiarezza che dovrebbe essere tra i principali obiettivi di Nutri-score, il sistema di etichettatura ideato in Francia e basato su un sistema a semaforo per identificare i valori nutrizionali di un prodotto alimentare. “Fuorviante, discriminatorio ed incompleto” è invece la definizione che ne ha dato Coldiretti, mettendo in evidenza come il sistema penalizzerebbe l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine, escludendo dalle tavole dei fiori all’occhiello quali l’olio extravergine d’oliva e il Parmigiano Reggiano. “Un approccio che va combattuto perché fuorviante e anche perché – sottolinea la Coldiretti – apre le porte al cibo sintetico, dalla bistecca fatta nel bioreattore al latte senza mucche, che rappresenta una minaccia letale per l’agricoltura italiana, la salute dei consumatori e la biodiversità del pianeta”. Non stupisce allora che l’associazione guidata da Ettore Prandini abbia accolto con soddisfazione il rinvio almeno al 2024 della proposta legislativa sull’etichettatura europea nutrizionale.