La Cia-Agricoltori: “Innovazione e nuove tecnologie per le montagne del futuro”
Il presidente Cristiano Fini rilancia il tema delle “smart mountains”: l'appello alla politica affinché investa su agricoltura e turismo e reperisca i fondi dalla politica di coesione dell'Unione europea
Sviluppo economico delle zone rurali, sostenibilità ambientale e ricadute sociali positive per le comunità: sono questi alcuni dei benefici legati all’agricoltura di montagna, un’attività essenziale per un Paese in cui circa la metà dei comuni ha solo territori montani. Dopo anni di scarso interesse e bassi tassi di imprenditorialità, oggi questo settore sta combattendo per trovare una nuova centralità: per riuscirci sono necessari investimenti, nuove tecnologie e interventi incisivi da parte delle politica. Ne abbiamo parlato con Cristiano Fini (nella foto), presidente nazionale di Cia-Agricoltori italiani.
Perché l’agricoltura di montagna è importante per la tutela dell’ambiente?
“Le montagne hanno un ruolo strategico nella transizione verde perché sono una fonte essenziale di servizi ecosistemici unici. Insieme al patrimonio ambientale e paesaggistico dei tanti Parchi italiani, tutelano e valorizzano la biodiversità. Possiedono inoltre risorse eccezionali, dalle acque correnti al potenziale idroelettrico, dai pascoli alle biomasse boschive. A livello europeo, le zone di montagna rappresentano quasi il 30% di tutto il territorio, anche se ospitano solo il 16,9% della popolazione. Parliamo quindi di aree a rischio abbandono, che oggi sopravvivono soprattutto grazie all’agricoltura. Sono le aziende del settore, spesso a conduzione familiare, a farsi custodi del territorio attraverso l’agricoltura: “eroica” se guardiamo ai vigneti con pendenze di terreno superiore al 30% e sopra i 500 metri slm, ma anche “multifunzionale”, con aziende in crescita che fanno girare l’economia e forniscono servizi essenziali per il benessere delle comunità. Questo avviene attraverso le botteghe, i mercati contadini, le fattorie didattiche e soprattutto gli agriturismi: oggi sono più di 24mila e, nelle aree interne, sono cresciuti del 39% in dieci anni”.
Qual è il ruolo economico di questa attività?
“In Italia il 48,9% della superficie è coperta da comuni con solo territori montani. Le imprese presenti sono 86,7 ogni 1.000 abitanti (nelle altre zone sono 84,7) e contribuisco al 16,3% del Pil (circa 250 miliardi annui) generato dalle Terre Alte. Tra queste, le aziende agricole montane sono il 17% del totale nazionale (quelle delle aree rurali più a valle sono il 31). Molte trovano stimolo nei distretti, in crescita costante per la maggiore necessità – tra le comunità locali e gli imprenditori – di valorizzare le relazioni di prossimità, le produzioni tipiche e di nicchia, il legame con il territorio e le sue tradizioni. Infatti, sebbene piccole, le aziende agricole di montagna, sono riconosciute di alta qualità produttiva, una caratteristica che incuriosisce sempre più spesso anche i giovani. Non a caso, il tasso di imprenditorialità è più elevato nei comuni totalmente montani che in quelli non montani. C’è molta strada da fare in questo senso, perché i servizi a supporto – viabilità e rete internet in primis – sono ancora inadeguati e rallentano il ricambio generazionale”.
Quali sono i valori aggiunti?
“Bisogna considerare almeno tre elementi. Innanzitutto, questa attività contribuisce in modo consistente alla tutela del territorio, curando le vie di accesso, salvaguardando paesaggio e biodiversità. L’agricoltura di montagna promuove, inoltre, una produzione agroalimentare che è l’anima del made in Italy. Pensiamo alle produzioni tipiche certificate Dop, Igp o Stg: valgono complessivamente 16,6 miliardi di euro, il 19% del fatturato totale dell’agribusiness del nostro Paese. Infine, queste produzioni sono una componente strategica della multifunzionalità agricola e per la più ampia ricettività locale e, quindi, un motore per l’economia delle Terre Alte, tra agriturismi, botteghe, alberghi e ristoranti”.
Quali sfide devono affrontare gli imprenditori agricoli?
“Innovazione e nuove tecnologie sono i due pilastri necessari per costruire le “smart mountains” del futuro. Sono asset chiave e obiettivi, definiti e condivisi lo scorso ottobre a Camigliatello Silano, nel Parco della Sila, tappa italiana scelta da Euromontana per la dodicesima Convention europea della Montagna. In quell’occasione, davanti a istituzioni nazionali e comunitarie, abbiamo rilanciato il nostro appello alla politica perché investa sulle “smart mountains” e orienti fondi e progettualità su settori chiave come agricoltura e turismo: sono la vera forza delle montagne e delle aree interne, ma hanno bisogno di risorse e strategie per essere autosufficienti, resistenti ai cambiamenti climatici, attrattive per le nuove generazioni”.
Quali azioni chiedete alle istituzioni per tutelare l’agricoltura di montagna?
“È urgente lavorare per infrastrutture più adeguate, sono fondamentali allo sviluppo sostenibile e tecnologico del 30% del territorio comunitario. Serve un piano strutturato di prevenzione e messa in sicurezza del territorio per affrontare seriamente il rischio dissesto idrogeologico che coinvolge gran parte d’Italia e per lo più le zone rurali. Poi, bisogna lavorare per una nuova mobilità, anche alternativa e pulita. Tra le priorità vorrei sottolineare il miglioramento della connettività a beneficio delle imprese e delle famiglie, la digitalizzazione dei punti rurali multiservice per servizi di qualità, nuove tecnologie per il monitoraggio ambientale e la gestione sostenibile delle risorse naturali, investimenti in agricoltura e allevamenti 4.0 con robotizzazione in campo e nelle stalle (sistemi satellitari, sensoristica, ecc.)”.
Da dove potrebbero arrivare i finanziamenti?
“Le risorse ci sono: possono essere trovate, per esempio, nella politica di coesione dell’Unione europea e nei relativi fondi, che affrontano le disparità economiche, sociali e territoriali a livello regionale. Si tratta di circa 392 miliardi in totale, per il periodo 2021-2027, fondamentali a spingere ricerca e innovazione per aree montane sempre più vivaci, sostenibili e attraenti”.