Come si può vivere meglio, limitando il consumo energetico e l’impatto ambientale? La regione austriaca del Vorarlberg se ne è interessata prima di chiunque altro, al punto da attirare schiere di visitatori che cercano di trarne ispirazione. “Ogni volta che vengo qui, ricevo un grosso schiaffo in faccia. Sono 35 anni avanti a noi”, afferma il francese Pierre Leroy, presidente del Pays du Grand Briançonnais. Chalet, alloggi collettivi, scuole e persino fabbriche: questi comuni tra la media montagna e la pianura del Reno hanno scelto la bellezza e il comfort abbinati a un uso equo delle risorse fin dagli anni ’60 e ’70, sotto la spinta di architetti impegnati che hanno saputo coinvolgere nel loro progetto funzionari eletti, cittadini e insegnanti.
I materiali sono locali: pino bianco e terra sostituiscono il cemento dove possibile. Questi edifici, con le loro linee chiare e le grandi finestre che si aprono sull’esterno, sono compatti e funzionali e sono stati costruiti da falegnami e artigiani che sono ancora numerosi. L’economia dei mezzi guida questa “scuola del Vorarlberg“, che non disdegna edifici prefabbricati per ridurre i costi. L’energia ha seguito il suo corso, con lo sviluppo di reti di riscaldamento (biomassa), isolamento, pannelli solari su quasi tutte le case, e anche oggi un alto tasso di edifici “passivi“, con un fabbisogno energetico minimo grazie all’isolamento, alla ventilazione specifica e alle attrezzature a risparmio energetico (alcuni edifici passivi non hanno nemmeno aria condizionata o termosifoni). Per esempio, la casa della comunità di Krumbach, con i suoi enormi tripli vetri. Oppure la fabbrica interamente in legno del produttore di formaggio Metzler, quasi autosufficiente grazie all’energia geotermica e al riscaldamento solare, o ancora il municipio ristrutturato di Zwischenwasser, che ha ridotto di quattro volte il riscaldamento.
Lo standard “passivo è la norma per gli edifici pubblici dal 2007“, afferma Arnold Hirschbühl, uno dei funzionari eletti pionieri ed ex sindaco di Krumbach. “Ma ciò di cui sono più orgoglioso è che le persone partecipano, unite da un senso comune: usare le risorse in modo sostenibile, avere relazioni aperte… Il resto è solo tecnica“. Krumbach ha così potuto, senza ribellarsi, favorire gli alloggi collettivi a scapito delle case, per non “affollare” il territorio. Tuttavia, a differenza della vicina Germania, il Vorarlberg non è una roccaforte dei Verdi: la gente tende a votare a destra. “È una visione diversa delle cose“, spiega l’architetto Dominique Gauzin-Müller, specialista della zona: “Sono ecologici perché sono buoni gestori di famiglie e per i valori cristiani, dato che è una regione molto conservatrice e cattolica. Qui le persone sono pragmatiche: ci sediamo intorno a un tavolo e facciamo le cose“, con un approccio dal basso.
“Quello che è universale nel Vorarlberg è già il desiderio di dare ai nostri figli un futuro migliore“, risponde la signora Gauzin-Müller. “Fin dall’asilo si insegna ai bambini a risparmiare energia e a camminare“.
(Photo credit: KERSTIN JOENSSON / AFP)