“Le foreste sono i nostri partner chiave per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, tra cui la lotta alla desertificazione, il raggiungimento della sicurezza alimentare e il miglioramento dei mezzi di sussistenza, nonché gli obiettivi forestali globali, l’accordo di Parigi, il decennio delle Nazioni Unite sul ripristino degli ecosistemi e il Global Forest Goals Biodiversity Framework“. A lanciare il messaggio è Qu Dongyu, direttore generale della Fao, che si trova a Seul, il Corea del Sud per il XV Congresso mondiale delle Foreste. “Questo è un messaggio importante – ha aggiunto – che andrà portato” in tutte le occasioni in cui “varranno prese decisioni sul futuro del pianeta” per ribadire che “le foreste sono parte integrante della soluzione alle sfide presenti e future”.
Il congresso, sul tema ‘Costruire un futuro verde, sano e resiliente con le foreste’, è tornato in Asia dopo 43 anni, cioè dopo quello che si tenne in Indonesia nel 1979. L’evento si svolge in un momento in cui le sfide per l’umanità sono molte e collegate tra loro: la crisi climatica, la guerra in Ucraina, la pandemia e l’impennata dei prezzi alimentari che stanno colpendo più duramente i Paesi più poveri. Oggi più di 800 milioni di persone soffrono ancora la fame e 3 miliardi non possono permettersi una dieta sana. “Le foreste possono svolgere un ruolo chiave nel ripristino degli ecosistemi con l’obiettivo di una vita migliore per tutti“, ha detto il direttore generale della Fao.
Qu Dongyu ha delineato tre percorsi interconnessi per sostenere la ripresa economica e ambientale: l’arresto della la deforestazione, il ripristino di terreni degradati e l’utilizzo sostenibile delle foreste. Foreste e agricoltura, ha spiegato, “devono sostenersi a vicenda” perché “svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo di nuovi materiali e prodotti rinnovabili, nonché approcci innovativi al paesaggio” a vantaggio “sia delle persone sia del pianeta“. Questa visione, ha sottolineato Qu, richiede la definizione delle giuste priorità politiche, l’allineamento degli incentivi finanziari agli obiettivi di sostenibilità e l’aumento degli investimenti. Fondamentale, ha aggiunto, è un approccio coordinato e proprio su questo sta lavorando la Fao, rafforzando il suo lavoro con i governi, il settore privato, il mondo accademico, le donne e i giovani. “Insieme – ha precisato il direttore generale della Fao – possiamo sbloccare tutto il potenziale delle foreste per ottenere una migliore produzione, una migliore nutrizione, un ambiente migliore e una vita migliore per tutti, senza lasciare indietro nessuno“.
E di clima ha parlato anche Antonio Guterres, segretario generale della Nazioni Unite, che si trova in Africa per un viaggio tra Niger e Nigeria. I Paesi più ricchi, ha detto a Dakar, dove ha incontrato Macky Sall, capo di Stato senegalese e presidente in carica dell’Unione Africana, devono “agire” subito per contrastare l’emergenza climatica e adempiere alle promesse fatte in merito agli aiuti ai Paesi in via di sviluppo. “È ora di agire. È ora di mantenere la promessa di 100 miliardi di dollari all’anno fatta a Parigi“, ha ribadito Guterres ricordando l’impegno preso dai Paesi più sviluppati – e finora non rispettato – di garantire collettivamente, a partire dal 2020, cento miliardi di dollari ai Paesi del sud del mondo, per aiutarli a finanziare la loro transizione ecologica e ad adattarsi alle conseguenze del riscaldamento globale. Impegno preso nel 2015 in occasione della firma dell’Accordo di Parigi. Secondo un rapporto commissionato dalla Cop26, tenutasi a Glasgow nel novembre 2021, questo obiettivo potrebbe essere raggiunto con tre anni di ritardo, quindi nel 2023.