Sono poco meno di 200 milioni le persone che nel mondo soffrono la fame, distribuite in 53 diversi Paesi. Si tratta di quasi 40 milioni in più rispetto al 2020. L’allarme arriva dal rapporto del Global Network Against Food Crises (GNAFC), alleanza internazionale delle Nazioni Unite, Unione Europea, agenzie governative e non governative che lavorano insieme per affrontare le crisi alimentari. L’edizione 2022 del rapporto fornisce un’analisi dei fattori che contribuiscono alle crisi alimentari, inclusi conflitti, eventi meteorologici estremi e shock economici, compresi quelli legati al COVID-19.
UNA CATASTROFE ALIMENTARE
Oltre mezzo milione (570mila) vive in Etiopia, Madagascar meridionale, Sud Sudan e Yemen, i Paesi in cui è in corso una “catastrofe” alimentare. Il numero di persone in crisi è quasi raddoppiato tra il 2016 e il 2021. Questa escalation, spiega il rapporto, è il risultato di molteplici fattori che si alimentano reciprocamente e che vanno dai conflitti alle crisi ambientali e climatiche, dalle crisi economiche a quelle sanitarie. Povertà e disuguaglianza sociale risultano, in questo contesto, determinanti.
LA GUERRA IN UCRAINA
In questo contesto, il conflitto in Ucraina avrà “impatti devastanti sulle persone, sui Paesi e sulle economie più vulnerabili del mondo“. La guerra, infatti, spiega la Fao, “ha già messo in luce la fragilità dei sistemi alimentari globali, con gravi conseguenze per la sicurezza alimentare e nutrizionale” del mondo. Il rapporto evidenzia come la guerra stia “sovraccaricando una triplice crisi: quella del cibo, dell’energia e della finanza“. Le guerre, spiega il rapporto, sono “il principale motore dell’insicurezza alimentare“. I Paesi che già soffrono la fame sono particolarmente vulnerabili alle conseguenze della guerra nell’Europa orientale, in particolare a causa della loro elevata dipendenza dalle importazioni di prodotti alimentari e agricoli e della vulnerabilità dei prezzi. “L’invasione russa dell’Ucraina – ha commentato Jutta Urpilainen, Commissaria per i partenariati internazionali – mette a rischio la sicurezza alimentare globale. La comunità internazionale deve agire per scongiurare la più grande crisi alimentare della storia e lo sconvolgimento sociale, economico e politico che potrebbe seguire“. L’Ue, ha spiegato, “è impegnata ad affrontare tutte le cause dell’insicurezza alimentare: conflitti, cambiamenti climatici, povertà e disuguaglianze“. E “sebbene sia necessario fornire assistenza immediata per salvare vite umane e prevenire la carestia, dobbiamo continuare ad aiutare i Paesi” più vulnerabili “nella transizione verso sistemi agroalimentari sostenibili e catene di approvvigionamento resilienti, sfruttando tutto il potenziale del Green Deal e del Global Gateway”. Su questo punto è intervenuto dall’Italia anche il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli. “Non è accettabile – ha detto – che una crisi internazionale come questa, che mette in difficoltà le nostre economie, porti una parte del mondo in difficoltà e la condanni a una povertà assoluta. L’Europa non può non porsi questo problema. La Fao lo sta facendo bene, ma tutti dobbiamo aiutare i Paesi che oggi vivono queste difficoltà per principi di umanità. Insieme dobbiamo fare sforzi e stare vicini a chi non può mangiare“.
LA TEMPESTA PERFETTA
I conflitti, la crisi climatica, il COVID-19 e l’aumento dei prezzi del cibo e dei carburanti “hanno generato una tempesta perfetta” a cui si aggiunge “la guerra in Ucraina: una catastrofe sopra l’altra“, ha detto David Beasley, direttore esecutivo della Fao. “Abbiamo urgente bisogno di finanziamenti di emergenza” , dice per “tirare fuori dal baratro” i Paesi e le persone “più a rischio” e “invertire questa crisi globale prima che sia troppo tardi“. “Il tragico legame tra conflitti e insicurezza alimentare è ancora una volta evidente e allarmante”, aggiunge il direttore generale della FAO QU Dongyu. “Sebbene la comunità internazionale – spiega – abbia intensificato gli appelli” per prevenire e arginare la carestia, è necessaria una “mobilitazione urgente di risorse“.