Il lavoro a maglia può salvare il Pianeta

Arriva da Prato l’iniziativa di Bettaknit, azienda giovane nata dalla passione di tre sorelle per la moda, la maglieria fatta a mano e, soprattutto, la sostenibilità

lana

Ridurre l’impatto ambientale e creare sistemi agroforestali in grado di garantire un indotto capace di offrire condizioni di lavoro eque. Restituendo alla Terra ciò che ci offre. In occasione dell’Earth Day arriva da Prato, dove è nata pochi anni fa, l’iniziativa di Bettaknit, azienda giovane nata dalla passione di tre sorelle per la moda, la maglieria fatta a mano e, soprattutto, la sostenibilità. Il brand, che vende prevalentemente online, ha contribuito a rendere più attuale il lavoro a maglia con i suoi kit e i filati made in Italy, ecologici, certificati e, in molti casi, riciclati. E proprio in occasione della Giornata della Terra “abbiamo deciso di fare qualcosa in più”. A raccontare il progetto a GEA è Barbara Fani, una delle fondatrici dell’azienda. “Il nostro impegno per la sostenibilità è sempre stato costante – spiega – ma volevamo fare di più. L’e-commerce è una delle attività più inquinanti: pur facendo attenzione al packaging, l’impatto delle spedizioni e dei resi sulle emissioni di Co2 è enorme. Per questo abbiamo deciso di restituire alla Terra ciò che le abbiamo tolto, cioè l’ossigeno”.

Da qui l’idea di collaborare con Treedom, impresa fiorentina che dal 2010 ha piantato in tutto il mondo oltre 3 milioni di alberi con un sistema di ‘adozione a distanza’ che permette alle aziende – e ai clienti finali – di seguire online la storia del progetto che contribuiranno a realizzare. “La nostra piccola foresta – racconta Fani – al momento è composta da 25 alberi in 6 diversi Paesi del mondo, piantati nel posto giusto e al momento giusto e ‘assegnati’ alle comunità locali” che possono utilizzarli come fonte di reddito. Così, ad esempio, in Camerun sono stati piantati alberi di banano e cacao, in Kenya quelli di Leucaena; in Honduras Bettaknit ha piantato mangrovie bianche, in Colombia piante di caffè, in Guatemala chicozapote. Infine, in Tanzania è stata scelto l’albero di limoni. Treedom individua di volta in volta le piante più adatte, anche in base alle necessità delle comunità indigene. In questo modo, spiega Barbara Fani, “si crea un sistema agroforestale, che restituisce ossigeno alla Terra e crea un indotto produttivo”.

È il primo passo di un grande cammino – racconta a GEA – e per questo abbiamo coinvolto anche la nostra community. Per ogni acquisto effettuato sul sito sarà possibile donare 1 euro da destinare a un nuovo albero. E se la spesa supera i 99 euro, la pianta sarà ‘regalata’ al cliente e verrà chiamata con il suo nome. Inoltre, nel corso del tempo potrà seguire le evoluzioni del progetto di cui l’albero fa parte”. “La nostra clientela – aggiunge Fani – è molto sensibile a questi argomenti e ci riempie di gioia e di orgoglio. Di fronte all’iniziativa di Treedom abbiamo sentito un’energia grandissima che, ci auguriamo, arriverà anche alla nostra clientela. Ridurre l’impatto ambientale e prendersi cura del Pianeta è possibile, a volte bastano piccoli gesti, come piantare un albero. Il nostro prossimo obiettivo – conclude – è quello di diventare un’azienda completamente plastic free. Non sarà semplice, ma siamo sicure che ci riusciremo”.