Italia di cemento: nel 2021 persi 2 m² di suolo naturale al secondo

Il materiale ricopre ormai 21.500 kmq di suolo italiano. E 5.400 kmq, più o meno la superficie occupata dall’intera Liguria, riguardano i soli edifici

cemento

In Italia nel 2021 abbiamo perso 2 metri quadrati di suolo naturale o seminaturale al secondo, una media di 19 ettari al giorno. È come se ogni giorno oltre venti campi da calcio venissero coperti di cemento. Ogni giorno, tutto l’anno. Sono alcuni dei dati raccolti nel Rapporto SNPA 2022 ‘Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici, edizione 2022’, curato da Michele Munafò. I numeri restituiscono la fotografia di un’Italia che vede il consumo di suolo tornare a crescere registrando il dato più alto negli ultimi 10 anni. Una situazione che contrasta fortemente con i problemi di siccità, dissesto idrogeologico, ondate di calore, danni all’agricoltura e carenza di energia che registriamo ogni giorno con frequenza e intensità sempre maggiori. Il cemento ricopre ormai 21.500 kmq di suolo italiano. E 5.400 kmq, più o meno la superficie occupata dall’intera Liguria, riguardano i soli edifici.

Da sottolineare che “oltre 310 kmq di edifici risultano non utilizzati e degradati, una superficie pari all’estensione di Milano e Napoli”. Tutto ciò, come viene sottolineato a chiusura della prefazione e con buona pace di coloro che separano sempre la tutela dell’ambiente dalla tutela dell’economia, impatta duramente anche sulle finanze di tutti noi: “Le conseguenze sono anche economiche, e i ‘costi nascosti’, dovuti alla crescente impermeabilizzazione e artificializzazione del suolo degli ultimi 15 anni, sono stimati in 8 miliardi di euro l’anno che potrebbero incidere in maniera significativa sulle possibilità di ripresa del nostro Paese“.

Considerando i costi annuali medi dovuti alla perdita di servizi ecosistemici, si può stimare, se fosse confermata nei prossimi 9 anni la velocità media di consumo del suolo 2012-2021 e la conseguente perdita di servizi, un costo cumulato complessivo 2012-2030 compreso tra 78,4 e 96,5 miliardi di euro. In base ai dati del rapporto, tra il 2006 e il 2021 l’Italia ha perso 1153 kmq di suolo, reso impermeabile con aumento degli allagamenti, delle ondate di calore, perdita di aree verdi e quindi biodiversità e servizi ecosistemici (direttamente correlati alla salute umana e alla disponibilità di cibo sano).

Il fenomeno del consumo di suolo resta particolarmente intenso nelle aree di pianure, quelle urbane e periurbane: 70 per cento. Ma la tendenza è importante anche fuori da queste aree, per l’incremento di aree destinate alla logistica. I Comuni in testa alla classifica negativa che individua la percentuale di superficie coperta da cemento rispetto ai confini amministrativi sono in Campania: Casavatore, Arzano, Melito di Napoli hanno una percentuale di aree coperte artificialmente che supera il 90% nel primo e l’80% negli altri due casi.

Tra i capoluoghi di provincia con una percentuale superiore al 50% di suolo ‘consumato’ rispetto alla superficie amministrata ci sono Torino (65%), Napoli (63%), Milano (58%) e Pescara (51%). Roma conferma comunque la tendenza dell’ultimo periodo e anche quest’anno consuma più suolo di tutte le altre città italiane: 95 ettari nel 2021. Poi Venezia (+24 ettari relativi alla terraferma), Milano (+19), Napoli (+18), Perugia (+13) e L’Aquila (+12) sono i comuni capoluogo di regione con gli incrementi più elevati.

La Valle d’Aosta è la regione con il consumo inferiore, ma aggiunge comunque più di 10 ettari alla sua superficie consumata. Gli incrementi maggiori sono avvenuti in Lombardia (+ 883 ettari), Veneto (+684 ettari), Emilia-Romagna (+658), Piemonte (+630) e Puglia (+499). I valori percentuali più elevati si collocano anche quest’anno in Lombardia (12,12%), Veneto (11,90%) e Campania (10,49%).

Per la logistica si sono persi 323 ettari nel 2021, concentrati soprattutto nel Nord-Est (105 ettari) e nel Nord-Ovest (89 ettari). Il rapporto evidenzia anche che questi poli logistici vengono costruiti anche in aree a pericolosità idrogeologica elevata.

Il rapporto delinea anche ipotesi sugli scenari futuri: se la velocità di consumo di suolo dovesse confermarsi pari a quella attuale si consumerebbero 1.836 kmq tra il 2021 e il 2050; se si tornasse alla media registrata nel periodo 2006-2012 si supererebbero i 3.000 kmq; con una progressiva riduzione della velocità di trasformazione, ipotizzata nel 15% ogni triennio, si avrebbe comunque un incremento di oltre 800 kmq prima dell’azzeramento al 2050. Si tratta in ogni caso di valori molto lontani dagli obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 che imporrebbero un saldo negativo del consumo di suolo. Anche questo ripensamento rientra nelle scelte strategiche che vanno fatte per il nostro futuro.