L’Italia va letteralmente in fumo e la siccità dell’ultimo periodo è soltanto la ciliegina sulla torta. Negli ultimi 14 anni nel nostro paese è bruciata un’area grande come tutta l’Umbria: 5.298 incendi hanno devastato 723.924 ettari di territorio nel 16,39% dei comuni italiani. I dati emergono dal nuovo report ‘Italia in fumo’ realizzato da Legambiente che, anticipando i dati Ecomafia 2022 e analizzando quelli satellitari dell’EFFIS, fa il punto sul patrimonio boschivo e non solo andato in fumo nel 2021 e negli ultimi 14 anni, dal 2008 al 2021.
Si tratta di roghi spesso di natura dolosa e criminale, appiccati per fini speculativi, o per ripicche tra privati o verso la pubblica amministrazione. Ad aggravare il tutto la crisi climatica, il caldo torrido e l’emergenza siccità. Sono già 26.270 gli ettari bruciati dal 1 gennaio al 15 luglio 2022 e 32.921 gli interventi registrati ed effettuati, dal 15 giugno al 15 luglio, dai vigili del fuoco per incendi boschivi, nelle aree urbane e rurali (+4.040 rispetto allo stesso periodo del 2021). E lo scorso anno non è andata meglio: sono 159.437 gli ettari di superfici devastati dalle fiamme nel 2021 (+ 154,8% sul 2020). In aumento anche i reati tra incendi dolosi, colposi e generici, 5.385 (+27,2% rispetto al 2020) e le persone denunciate (658, + 19,2%), anche se continuano ad essere sottodimensionate rispetto ai reati, così come i sequestri: 107, con un +35,4% rispetto al 2020.
Nel 2021, stando al report di Legambiente, la Sicilia resta la regione più colpita sia come numero di reati (993), sia come ettari attraversati dalle fiamme (81.590, il 51,3% del totale nazionale), seguita da Calabria (674 reati e 35.480 ettari inceneriti), Puglia (601 reati e 3.660 ettari colpiti) e Campania (553 reati e 5.564 ettari in fiamme). Nelle quattro regioni si concentra il 52,4% dei reati e il 79,1% delle superficie andata in fiamme. Usando solo il parametro delle aree attraversato dal fuoco, spiccano il terzo posto della Sardegna, con 19.228 ettari, e la quarta posizione del Lazio (6.854 ettari). “Sicilia, Calabria, Campania, Sardegna, Lazio e Puglia – si legge nel report – sono i territori da presidiare con maggiore efficacia durante tutto l’anno, rafforzando le attività investigative per prevenire i rischi e accertare le responsabilità. Ad essere in pericolo sono soprattutto i ‘gioielli del Paese’: aree protette e siti rete natura 2000. L’azione criminale insiste, nel tempo, su aree geografiche ben delimitate e proprio in queste aree di pregio più di qualcosa non ha funzionato nelle azioni di prevenzione, contrasto e lotta attiva agli incendi“.
Di fronte a questo quadro, Legambiente torna a ribadire l’importanza della prevenzione e del rafforzamento delle attività investigative lanciando 10 proposte – a partire da una gestione integrata degli incendi e piani di adattamento – per contrastare le fiamme con lo scopo di rafforzare la riforma della legge 353 del 2000, cioè la legge quadro in materia.
“Occorre un radicale cambiamento di approccio e risposta al fenomeno degli incendi – spiega Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – che miri a prevenire i roghi attraverso la gestione del territorio, l’utilizzo ecologicamente sostenibile delle risorse agro-silvo-pastorali, la promozione dei servizi ecosistemici che vanno remunerati, per sostenere e rivitalizzare le comunità rurali nelle aree interne e montane in una rinnovata funzione di presidio territoriale“.
(Photo credits: Sylvain THOMAS / AFP)