“Il conflitto russo-ucraino, lo scenario inflattivo ormai arrivato al tasso dell’8%, l’aumento dei costi energetici e delle materie prime, stanno modificando le abitudini di consumo degli italiani, e ciò sta determinando una leggera diminuzione delle vendite dei prodotti biologici“. Ma nonostante la diminuzione della domanda, “il comparto regge meglio e con più forza rispetto all’agricoltura tradizionale. Ciò dimostra che i prodotti biologici sono competitivi e si mantengono forti sul mercato”. Parola del sottosegretario all’Agricoltura, Francesco Battistoni, commentando i dati 2021 dell’Osservatorio Sana dedicato allo sviluppo del biologico in Italia. L’ultimo report restituisce la fotografia di un settore tra i più vivaci dell’agroalimentare. Con qualche ottima conferma. L’Italia, con oltre 2 milioni di ettari, è ancora leader in Ue del biologico: vanta la più alta percentuale di superfici sul totale (16%), contro il 10% di Germania e Spagna e il 9% della Francia. Non solo: il Belpaese può anche vantare il primato europeo per numero di produttori biologici, ben 2095 (al 2020), ovvero +5% rispetto al 2019 e +88% sul 2010. Nel 2021 le vendite alimentari bio nel mercato interno hanno raggiunto quasi i 4,6 miliardi di euro e rappresentano il 3% delle vendite al dettaglio biologiche mondiali.
“Questo primato – spiegano dall’Osservatorio Sana – è il risultato di un lungo periodo di crescita costante e della marcia in più legata al lockdown imposto dalla pandemia, che ha visto consolidare il bio per l’aumento dei consumi domestici e il bisogno di prendersi sempre più cura della propria salute soprattutto a tavola”. Partendo da una posizione di leadership nel Vecchio Continente, si può dire che le prospettive siano rosee per l’Italia. Nel mondo il mercato bio vale oltre 117 miliardi di euro (120 miliardi di dollari) e la domanda maggiore di prodotti arriva dagli Stati Uniti, che rappresentano il 41% del mercato. Dal 2008 il mercato domestico del biologico è cresciuto del 233%, mentre l’export italiano ha raggiunto i 2,9 miliardi di euro (+671%). Insomma, un business eccellente per la patria mondiale dell’agroalimentare. E dove non arrivano le imprese specializzate con le proprie forze può intervenire il governo: “Il nostro compito – sottolinea Battistoni – è sicuramente quello di rimettere in moto gli acquisti e i consumi, incentivando la domanda, comunicando e informando. Le intese raggiunte in Conferenza Stato Regioni, con il finanziamento di 5 milioni di euro da destinare alle mense scolastiche, va proprio in quella direzione. È ovvio – conclude il sottosegretario – che aumentare la conoscenza e la formazione verso il consumo dei prodotti biologici aiuterà il settore ad invertire la flessione registrata quest’anno”.
L’Osservatorio Sana interessa tra l’altro le associazioni leader del settore, come FederBio e AssoBio.
“Anche il biologico – dice Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio – sta risentendo della contrazione generale dei consumi legata all’emergenza alimentare e all’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, generati dal conflitto bellico in Ucraina”, ma “adesso il governo, con il piano strategico nazionale, punta a raggiungere l’obiettivo del 25% di terreni agricoli coltivati a biologico al 2027 e in questo scenario è fondamentale che i consumi di alimenti biologici tornino a crescere”. Per questo, secondo FederBio-AssoBio, “è strategico che gli ingenti investimenti stanziati per lo sviluppo del biologico, che complessivamente ammontano a circa 3 miliardi di euro, vengano spesi al meglio, per favorire la transizione agroecologica e rilanciare il settore”.
Promozione e internazionalizzazione delle imprese sono altri due tasselli fondamentali per sviluppare il comparto. Per questo FederBio partecipa allo sportello ITA Bio in collaborazione con Ice e annuncia l’avvio del progetto di promozione europeo Being Organic di cui è coordinatore in partenariato con Naturland, Ifoam Europa e BolognaFiere. Nel frattempo l’imperativo è sviluppare il sistema e fare rete: “Solo una guerra e una situazione economica molto negativa hanno fermato il trend – conferma Roberto Zanoni, presidente di AssoBio – ma oggi dobbiamo lavorare per far crescere i consumi che in Italia sono ancora limitati se confrontati con quelli francesi o tedeschi, con una spesa pro capite di poco superiore a 60 euro. A tal proposito, è importante investire in informazione e comunicazione, a partire dalle scuole dell’obbligo, fino all’università e al mondo della ricerca”.