L’Italia spinge sulla green economy. L’ostacolo? La crisi energetica

Accanto ai traguardi permangono alcune criticità. Nel 2021 le emissioni di gas serra, con la ripresa economica post Covid, sono tornate a crescere del 6,8%

L’Italia spinge sulla green economy, ma la crisi energetica, la pandemia e la guerra in Ucraina rischiano di mettere un freno alla corsa verso gli obiettivi di neutralità climatica o, almeno, di miglioramento dell’impronta ecologica. Arriva da Ecomondo, che si è aperto a Rimini, la fotografia delle performance dei settori strategici dell’economia verde, così come è stata tracciata dalla Relazione sullo Stato della Green Economy 2022, presentata da Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile. Complessivamente, bene l’economia circolare e l’agricoltura biologica, ancora troppe le emissioni di CO2, crescono il fotovoltaico e l’eolico, ma non ancora abbastanza e il consumo di suolo tocca il suo massimo in 10 anni.

Insomma, nel nostro Paese la green economy ha raggiunto risultati importanti e il made in Italy punta sempre più alla qualità ecologica. Ma accanto ai traguardi permangono alcune criticità. Nel 2021 le emissioni di gas serra, con la ripresa economica post Covid, sono tornate a crescere del 6,8% annullando la gran parte della diminuzione del 2020 dovuta alla pandemia: un aumento superiore a quello europeo che è stato del 6%. L’Italia resta il terzo emettitore in Europa, nel 2021, al pari della Polonia, e mantiene una riduzione di lungo periodo (-22% di emissioni dal 1990 a oggi) ancora molto inferiore alla media europea.

La green economy – spiega Edo Ronchi – è ormai un cambiamento in corso. In Italia dispone di buoni potenziali di sviluppo: numerose imprese hanno intrapreso un percorso verso la transizione green non solo per necessità ma come opportunità di sviluppo anche sui mercati internazionali. L’aumento dei costi dell’energia, la scarsità delle materie prime, possono fare da acceleratore nella direzione green”.

Sul fronte energetico, nel 2021 sono cresciuti i consumi finali, riassorbendo non solo il calo avvenuto durante la pandemia, ma raggiungendo il livello più alto dal 2012: 114,8 milioni di tep. L’aumento dei consumi ha riguardato un po’ tutti i settori: in modo più consistente i trasporti, ma anche terziario, industria, agricoltura ed edifici a uso abitativo. Il Superbonus del 110% è servito a rilanciare alcuni settori produttivi, ma molto poco a ridurre i consumi: a fronte di un investimento complessivo di oltre 16 miliardi e quasi 100.000 interventi finanziati, sono stati risparmiati meno di 200.000 tep. Non va meglio per le energie green. Il loro consumo è cresciuto del 3% rispetto al 2020 ma la quota di rinnovabili sul consumo finale di energia è diminuita: dal 20,4% del 2020 al 18,9% del 2021. Nel 2021 la produzione di elettricità da fonte rinnovabile è stata la stessa del 2020, perché la crescita dell’eolico e del fotovoltaico è stata appena sufficiente a compensare il calo di quella idroelettrica e geotermica. Così, dato l’aumento dei consumi di elettricità, la quota di fonti rinnovabili è scesa dal 42% nel 2020 al 36% nel 2021 e i dati del primo semestre del 2022 sono addirittura peggiori. Con le autorizzazioni rilasciate per nuovi impianti eolici e solari emerge un miglioramento degli impianti installati entro la fine del 2021 e, ancora di più, il prossimo anno con 4-5 GW. Ma nonostante ciò, l’Italia non riuscirebbe a rispettare la traiettoria del nuovo target europeo al 2030.

E se l’Italia si rivela leader in Ue per il riciclo di materiali, non spicca per la tutela del territorio. Il 2021 ha registrato il consumo di suolo più alto degli ultimi dieci anni: circa 19 ettari in media in più al giorno, equivalenti a 69,1 chilometri quadrati in più, con il 7,13% di copertura artificiale del suolo, resta ben al di sopra della media europea (4,2%).

Va meglio per la mobilità: nel 2021 sono state immatricolate 136.000 auto elettriche (+127%) e 423.000 auto ibride (+91%), mentre ha ripreso a crescere la sharing mobility.