L’Ue pensa ad una stretta sulle microplastiche nei cosmetici

Un processo che sta tenendo impegnato l’Esecutivo comunitario anche più del normale processo di restrizione delle sostanze considerate pericolose per ambiente e per le persone

Dai rifiuti ai tessuti, passando per i cosmetici. Dai rilasci accidentali (ad esempio perdita di pellet, degrado di pneumatici o rilascio da tessuti) agli usi intenzionali nei prodotti. La Commissione Europea sta lavorando a una stretta di vasta portata sulla presenza di microplastiche in vari gruppi di sostanze e prodotti immessi sul mercato europeo, per affrontare a più livelli la questione dell’inquinamento da microplastiche.

Un processo lungo che sta tenendo impegnato l’Esecutivo comunitario anche più del normale processo di restrizione delle sostanze considerate pericolose per ambiente e per le persone. Secondo quanto apprendiamo, dovrebbe arrivare in autunno una bozza di proposta di restrizione al comitato REACH (in cui è presente un rappresentante per Stato membro) per le microplastiche aggiunte intenzionalmente in alcune categorie di prodotti come nei cosmetici. Il comitato con i rappresentanti degli stati membri dovrà votare e adottare la proposta, che finirà nelle mani dei co-legislatori europei – Parlamento e Consiglio – che hanno potere di veto, con due mesi di tempo per opporvisi.

Con il termine ‘microplastiche’ si intendono piccoli pezzi di plastica di dimensioni inferiori a 5 mm che possono essere aggiunte intenzionalmente ai prodotti – come avviene nel caso dei cosmetici, ma anche dei detergenti e delle vernici – oppure disperse in modo non intenzionale nell’ambiente – dai pneumatici a tessuti sintetici. La Commissione lavora oggi su entrambi i fronti: restrizione sulle microplastiche aggiunte intenzionalmente ai gruppi di sostanze o ai prodotti e quelle disperse nell’ambiente non intenzionalmente. A Bruxelles si dice che sarà ad oggi la più grande restrizione prevista dal regolamento REACH, che copre i rischi che possono derivare dalla presenza di sostanze chimiche nei prodotti sul mercato.

Le microplastiche hanno effetti negativi sugli ecosistemi, come le barriere coralline, ma anche sulla biodiversità (tutta la vita marina dal plancton ai grandi mammiferi marini) come sulla salute umana. Nel suo piano d’azione dell’UE ‘Verso l’inquinamento zero per l’aria, l’acqua e il suolo’, Bruxelles ha posto l’obiettivo entro il 2030 di ridurre i rifiuti di plastica in mare del 50% e le microplastiche del 30%. Per arrivare a una proposta, l’Esecutivo comunitario ha chiesto nel 2017 all’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA) di formulare un parere scientifico sulla restrizione delle microplastiche aggiunte intenzionalmente. Questo è arrivato nel febbraio 2021, ma sulla base di nuove evidenze scientifiche la Commissione ha continuato a lavorare chiedendo un secondo parere per arrivare a finalizzare una proposta su “dati e evidenze scientifiche“.

Bruxelles precisa che l’intero processo di restrizione ha coinvolto industrie, ONG, accademici, ma nonostante questo non sono mancate critiche per i tempi lunghi con cui la Commissione europea sta finalizzando la proposta di restrizione, ma anche i timori che la restrizione possa non essere così significativa come annunciato. Secondo l’organizzazione Plastic Soup Foundation, ad esempio, la definizione di microplastica utilizzata da cui è partita la riflessione dell’ECHA per formulare il suo parere (su cui si baserà la proposta della Commissione) è troppo ristretta e rischia di “far sfuggire” molte tipologie di plastica alle nuove normative. La definizione, secondo uno studio pubblicato in aprile, si limita alle plastiche solide (non biodegradabili) e quindi saranno escluse dalla proposta le materie plastiche più piccole (nanoplastiche ingegnerizzate), nonché le materie plastiche utilizzate in forma semisolida, liquida, solubile o ‘biodegradabile’. “Questo è preoccupante, poiché molti dei rischi per l’ambiente e la salute che si applicano alle microplastiche solide si applicano anche alle plastiche esentate“, denuncia il rapporto. Bisognerà vedere in che termini la Commissione europea terrà conto del parere dell’ECHA per formulare la sua proposta.