Salute e ambiente, ricerca scientifica e decarbonizzazione, One Health e inclusione, sostenibilità e prevenzione. In un momento storico in cui il mondo politico ed economico deve necessariamente fare i conti con un nuovo modello di sviluppo – quanto mai necessario – le industrie del farmaco sanno che la posta in gioco è alta. Perché quando si parla di sanità e lo si fa ora, nel pieno di una crisi globale, in coda (forse) a una pandemia, tra le spire del cambiamento climatico, niente può essere sottovalutato. Ma non solo. “La visione che l’industria del farmaco ha saputo avere negli ultimi decenni, trasformandosi profondamente attraverso l’evoluzione dei processi di ricerca e sviluppo, produttivi, di impatto ambientale, tecnologici, di gestione dei dati e nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale – dice a GEA Onofrio Mastandrea, general manager di Incyte Biosciences Italy – ha di fatto anticipato alcune delle priorità che la pandemia Covid-19 ha posto nelle agende politiche dei principali Paesi europei”.
Già, la politica. La caduta del governo Draghi e le elezioni dietro l’angolo hanno ribaltato l’agenda del nostro Paese e hanno fatto crescere la paura di ‘restare indietro’. “Oggi l’Italia – è il ragionamento di Mastandrea – si trova ad un bivio: rilanciare il suo ruolo da protagonista nella ricerca scientifica e produzione farmaceutica, mettendo in campo politiche strategiche che supportino gli investimenti delle aziende in Italia, oppure rimanere ancorata a procedure burocratiche che rallentano i processi e perdere questa leadership guadagnata con fatica”. Incyte è una società biofarmaceutica globale focalizzata sulla scoperta, sviluppo e commercializzazione di terapie innovative. Fondata nel 2002 a Wilmington nel Delaware (Usa) da un team di ricercatori, chimici e biologi, conta oggi più di 2000 dipendenti dislocati nelle principali sedi negli Stati Uniti, Canada, Europa e Giappone. Ecco allora che, di fronte all’incertezza, spiega il general manager, “continueremo insieme agli altri rappresentanti in Italia delle aziende multinazionali biofarmaceutiche” a mostrare agli stakeholders “un’immagine del Paese dinamica e competitiva rispetto agli altri competitors europei”.
E se la ‘transizione’ è una delle parole chiave dell’anno, soprattutto in chiave energetica e ambientale, può esserlo altrettanto anche quando si parla di salute. E allora quanto può essere utile il contributo della ricerca farmaceutica nel quadro di una sanità più sostenibile? “Fondamentale e imprescindibile”, dice Mastandrea, perché “la scoperta e il rapido accesso a terapie innovative che portano ad accelerare il percorso di guarigione o il miglioramento di cura dei pazienti, genera una riduzione di ospedalizzazioni e costi diretti e indiretti per il sistema, che si traducono in risparmi generati per il servizio sanitario nazionale e benefici in termini di qualità di vita per i cittadini”. In sostanza “supportare investimenti in ricerca e sviluppo in Italia genera valore per l’intero Sistema Paese”.
Così, se da un lato l’industria farmaceutica lavora per mantenere un ruolo di leadership, dall’altro lo fa insistendo sulla sostenibilità a 360 gradi. “Il nostro obiettivo è chiaro – dice Mastandrea – raggiungere la carbon neutrality entro il 2025, attraverso la riduzione e la totale compensazione delle emissioni di CO2”. Dal 2019, Incyte compensa il 100% delle emissioni di carbonio misurate per raggiungere questo obiettivo, attraverso investimenti in progetti certificati di riforestazione con le principali organizzazioni mondiali no profit.
Inoltre, il parco auto è stato completamente trasformato con veicoli elettrici o ibridi, le fonti di energia per uffici e laboratori sono rinnovabili e tutta l’illuminazione è a led. Il sito produttivo europeo di Incyte, che si trova a Yverdon-les-Bains, in Svizzera, utilizza energia al 100% di origine idroelettrica e pannelli solari.
La sostenibilità, però, non è solo ambientale e le aziende più all’avanguardia sanno quanto sia necessaria l’inclusione. “La rappresentanza di genere tra i dipendenti di Incyte – racconta Mastandrea – è completamente bilanciata: il 50% dei dipendenti a livello globale sono donne e circa la metà dei ruoli dirigenziali sono ricoperti sempre da donne. In sintesi, la diversità rappresenta la linfa vitale della nostra organizzazione”. E, ancora, è stato istituito un Comitato internazionale per l’inclusione, per favorire comportamenti più inclusivi dentro e fuori l’azienda. Incyte è tra le prime 10 aziende in Italia per studi clinici avviati sul territorio nazionale, con un reinvestimento del 75% dei ricavi totali negli ultimi 4 anni in R&D e ha avviato a livello globale un Clinical Trial Diversity Working Group per favorire la rappresentanza di tutti i gruppi etnici all’interno dei suoi studi clinici, in aggiunta a un sistema di supporto a pazienti e caregivers per favorire la partecipazione agli studi senza barriere di carattere geografico o territoriale, attraverso una selezione dei centri che garantisca una distribuzione capillare su tutto il territorio nazionale.
Un percorso che sta esattamente al centro della concezione ‘One Health’, cioè di quell’approccio ideale per raggiungere la salute globale che spinge a “operare con una visione di sistema orientata al benessere dell’individuo all’interno della comunità”. “Che tradotto – conclude il manager – vuol dire produrre innovazione ad impatto zero sull’ambiente, favorendo programmi di prevenzione primaria e secondaria per consentire un accesso precoce alle migliori e più avanzate terapie, migliorando l’aspettativa e la qualità di vita di pazienti e caregivers”.