Lo scienziato turco Bayram Öztürk chiede l’istituzione urgente di un “corridoio ecologico” nel Mar Nero per proteggere i delfini e l’ecosistema della regione, “gravemente minacciato” dalla guerra in Ucraina. Il presidente della Fondazione turca per la ricerca marina (Tudav) e direttore del Dipartimento di biologia marina dell’Università di Istanbul delinea infatti in maniera netta la situazione venutasi a creare a seguito della guerra in atto, che definisce “ultra brutale anche per la biodiversità. Si tratta di un crimine contro l’ambiente”. Secondo Bayram Öztürk, è impossibile contare il numero di delfini che sono morti nella regione da febbraio a causa della guerra in corso, ma ritiene che siano “almeno centinaia” le vittime dei sonar a bassa frequenza utilizzati dalle navi e dai sottomarini militari russi.
Un vero e proprio “ecocidio”, come l’ha definito mercoledì il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, affermando che “migliaia di delfini morti si sono arenati sulle coste del Mar Nero” a causa degli effetti dell’invasione russa dell’Ucraina sull’ambiente marino.
All’Afp, Bayram Öztürk spiega che “i delfini subiscono un trauma acustico. Il sonar danneggia il loro sistema di orientamento e finiscono per arenarsi”. Tuttavia, non sono solo i delfini a essere in pericolo; ve ne sono infatti altre, come nel caso degli storioni. “Anche le altre specie sono altrettanto degne di essere protette. L’ecosistema è un tutt’uno: non si può proteggere una specie senza proteggerne un’altra”.
Come salvaguardare il fragile ecosistema della regione? “Dovrebbe esserci un corridoio ecologico che va dalla foce del Danubio (al confine tra Ucraina e Romania, n.d.r.) alla regione di Odessa, dove c’è un’altissima concentrazione di delfini”, sostiene Bayram Öztürk. Aggiungendo – consapevole che la sua proposta possa essere considerata ‘romantica’ – che “la guerra dovrebbe essere interrotta in quest’area per almeno due o tre mesi, tra gennaio e aprile, durante il periodo di migrazione dei delfini”. Il biologo marino chiede inoltre che venga istituito un “comitato scientifico internazionale” autorizzato a “studiare ciò che sta accadendo nel Mar Nero a causa della guerra. Abbiamo bisogno di un monitoraggio internazionale, di sapere esattamente cosa sta succedendo”, afferma.
Lo scienziato, che vive a Istanbul, racconta di avere regolarmente scambi con colleghi in Bulgaria, Romania e Ucraina. Oggi la sua fondazione organizza una conferenza sulla sicurezza marittima nel Mar Nero, in cui si discuterà del costo ambientale della guerra in Ucraina. Ammette che “gli scienziati russi con cui parlo sono molto collaborativi e dicono di vergognarsi di ciò che sta accadendo; tuttavia, tutti dicono di non poter fare nulla e si sentono inutili come scienziati”.
A Montréal, dove mercoledì si è aperta la conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, la Russia ha respinto con decisione le accuse dei Paesi occidentali di aver creato un disastro ambientale nella regione. Il professor Öztürk teme che la guerra possa durare, dopo che il Presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato mercoledì che si tratta di un “processo lungo”. E si domanda, preoccupato per una “lacuna nel sistema legale internazionale”, come saranno risarciti gli ucraini e gli altri per i danni ecologici. “Se uccidono tutto – conclude – non solo i delfini ma anche i pesci e tutto l’habitat costiero per pesci, invertebrati e uccelli, chi sarà ritenuto responsabile?”.
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