Nel 2060 la produzione e i rifiuti in plastica triplicheranno

È l'avvertimento lanciato dall'Ocse, mentre le Nazioni Unite hanno recentemente avviato negoziati per affrontare l'inquinamento

La produzione e i rifiuti di plastica aumenteranno drasticamente entro il 2060, anche in presenza di forti controlli globali. È l’avvertimento lanciato dall’Ocse mentre le Nazioni Unite hanno recentemente avviato negoziati per affrontare l’inquinamento. Se non si interverrà, la produzione di plastica triplicherà rispetto al 2019, passando da 460 milioni di tonnellate a 1.231 milioni di tonnellate (Mt), e quella di rifiuti plastici aumenterà nelle stesse proporzioni, da 353 a 1.014 Mt, secondo il rapporto ‘Global Plastics Outlook: Scenarios for Action to 2060’.

All’inizio di marzo le Nazioni Unite hanno avviato i negoziati per un trattato globale contro l’inquinamento da plastica, un flagello che minaccia l’ambiente e contribuisce al crollo della biodiversità. Ma si prevede che il testo non sarà finalizzato prima del 2024. Le centinaia di milioni di tonnellate di rifiuti prodotti ogni anno, che si degradano in microplastiche, si trovano in tutti gli oceani del mondo, nei ghiacci, nei corpi di uomini e animali e persino nell’aria prelevata dalle cime delle montagne.

RIFIUTI MAL GESTITI

L’Ocse sta valutando due scenari con misure rafforzate che coprono l’intero ciclo di vita della plastica (produzione/uso/riciclaggio o smaltimento), come richiesto dai negoziatori del futuro trattato internazionale. Il primo scenario di “azione regionale” prevede impegni differenziati per Paese, con misure più ambiziose per i Paesi Ocse più ricchi. Il secondo, “ambizione globale”, prevede “una serie di misure molto rigorose per ridurre le emissioni globali di plastica quasi a zero entro il 2060”. Ma, anche in questi due scenari, l’uso della plastica e la produzione di rifiuti aumenteranno in modo significativo. Nello scenario “azione regionale”, la produzione di plastica passa da 460 Mt a 1.018 Mt (il 17% in meno rispetto al livello previsto in assenza di interventi) e la produzione di rifiuti passa da 353 Mt a 837 Mt (anch’essa -17%). Solo le quantità di “rifiuti mal gestiti” e di “emissioni di plastica” nell’ambiente diminuirebbero in termini assoluti rispetto al livello del 2019.

POLITICHE PUBBLICHE A BASSO COSTO

La quantità di rifiuti mal gestiti scenderebbe da 79 Mt nel 2019 a 59 Mt nel 2060 nello scenario regionale e a 6 Mt nello scenario globale, a fronte di un aumento a 153 Mt senza interventi. Le emissioni in natura diminuirebbero da 22 Mt a 20 Mt nello scenario regionale e a 6 Mt nello scenario globale, a fronte di un aumento a 44 Mt senza alcun intervento. Se non si interverrà, gli stock già accumulati negli ambienti acquatici aumenterebbero di tre volte nei fiumi e nei laghi (da 109 a 348 Mt) e di quasi cinque volte negli oceani (da 30 a 145 Mt). L’Ocse stima che entrambi gli scenari di riduzione potrebbero essere attuati “con costi relativamente modesti rispetto al Pil”. L’azione regionale comporterebbe una riduzione di “solo lo 0,3%” del Pil globale rispetto allo scenario “di riferimento”, senza alcuna azione di mitigazione. Ma con forti disparità regionali. i principali perdenti sono l’Africa subsahariana (1,1%) e i Paesi dell’Unione Europea non Ocse (1,8%). Lo scenario “ambizione globale” ridurrebbe il Pil mondiale dello 0,8% rispetto allo scenario di riferimento, “il che dimostra ancora una volta che le politiche pubbliche hanno un costo economico abbastanza limitato”, sottolinea l’Ocse.