Netti (Anbi Marche): “Non è finita, domani sarà peggio”

"Dobbiamo rimboccarci le maniche fino alle 15 di domani per capire se ci sarà un altro evento simile o addirittura superiore", l'allerta del presidente di Anbi Marche

Nelle Marchenon è finita. Domani abbiamo una possibilità di replay“. Lo dice a GEA Claudio Netti, presidente di Anbi Marche, commentando la violenta ondata di maltempo che si è abbattuta sulla regione. “Adesso – aggiunge – dobbiamo rimboccarci le maniche fino alle 15 di domani per capire se ci sarà un altro evento simile o addirittura superiore. Io prevedo che ci sarà“. Lo scenario ipotizzato da Netti è drammatico. “Avremo un settembre e un ottobre – spiega – da cui dovremo salvaguardarci. Non ci si può meravigliare se si accende un cerino in una santabarbara“.

A febbraio, ricorda Netti, “avevo lanciato l’allarme siccità, così come avevo fatto anche negli anni precedenti“. Un appello “accorato, che è stato banalizzato, così ad agosto ho evitato di ricordare che la situazione era ancora terribile“. Già, perché, quanto accaduto nelle Marche non può sorprendere davvero. “C’è un accumulo spaventoso di energia“, causato anche dalla siccità, “ed è evidente che a fronte di ondate gelide artiche si creano fenomeni di piovosità molto importanti e particolarmente concentrati, le cosiddette ‘bombe d’acqua“. “Peggio ancora – ricorda il presidente di Anbi Marche – quando nell’atmosfera si genera il fenomeno della rigenerazione della piovosità: strati freddi sovrastano strati caldi” che poi causano fulmini, grandine e fenomeni intensi.

E allora cosa bisognerebbe fare? “Il tema è semplice – dice Netti – e vogliamo essere seri sull’argomento. Non ci possono essere solo 1500 vigili del fuoco quando, secondo l’Europa, in Italia dovrebbero essere 15mila“. Poi, anche se “oggi non è il giorno delle polemiche, sono decenni che la manutenzione dei corsi d’acqua non viene più effettuata“. E, ancora, diventa ancora più attuale il tema degli invasi. Da tempo Coldiretti e Anbi spingono sul Piano Laghetti che, ricorda Netti, “ha un suo senso: se fossero caduti 400 millimetri di pioggia – come accaduto nelle Marche – a monte di un lago“, quell’invaso “avrebbe mitigato la piena dei corsi d’acqua“. Il livello del Misa, ad esempio, è cresciuto di oltre 5 metri in poco meno di due oree ha superato i sei metri“. Come è possibile che si sia riempito tanto? “Ha la particolarità – spiega il presidente di Anbi Marche – di avere un nodo di congiunzione di due corsi d’acqua: il Misa e il Nevola (che diventano poi Misa); raccoglie dai bacini montani molto ampi e quindi c’è una contestualità di precipitazioni“. Ha un bacino “normale per i fiumi marchigiani, ma ha 2 bacini montani che diventano un unico bacino collinare e marittimo“.

È fondamentale, ricorda l’esperto, “creare le condizioni per un’allerta preventiva” e “salvaguardarci” da quanto sta accadendo.