Troppi scarti, troppo poco recupero, non proprio grande sostenibilità. Tessuti e vestiti sono, per la loro diversa natura eco-compatibile, al centro dell’attività legislativa dell’Ue. L’attuale direttiva quadro sui rifiuti richiede agli Stati membri di istituire schemi per la raccolta differenziata dei tessili, al più tardi entro il 2025. Richiede inoltre alla Commissione europea di considerare, entro la fine del 2024, se prevedere e introdurre obiettivi per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti tessili. Sebbene non specificamente rivolte al settore tessile e all’abbigliamento, anche altre direttive nel pacchetto sull’economia circolare del 2015 potrebbero mitigare alcuni degli impatti ambientali di tessuti e vestiti.
L’esecutivo comunitario intende però andare oltre, con un’agenda mirata e specifica ricca di interventi in cantiere. È attesa per il 2023 la revisione della direttiva quadro sui rifiuti, con l’obiettivo di armonizzare la responsabilità estesa del produttore (Epr) dell’UE per i tessili. Il team von der Leyen intende fornire incentivi ai produttori per garantire che i prodotti siano progettati in linea con i principi di circolarità. Una quota ‘notevole’ dei contributi ai regimi EPR sarebbe dedicata alla prevenzione dei rifiuti e alla preparazione per il riutilizzo dei prodotti. Sempre nel 2023 è attesa la revisione Regolamento Tessile. La modifica normativa potrebbe introdurre l’obbligo di divulgazione dei parametri di sostenibilità e circolarità ed eventualmente del Paese in cui è avvenuta la lavorazione (etichettatura ‘made in’).
Nel 2024 è prevista la revisione dei criteri dell’Ecolabel dell’UE per tessili e calzature, al fine di sostenerne l’adozione da parte dei produttori e aiutare i consumatori a scegliere prodotti tessili ecocompatibili. Una proposta legislativa sulla riduzione del rilascio di micro-plastiche nell’ambiente includerà anche misure sulle micro-plastiche nei tessili.