Papa vola in Canada. Missione ‘mea culpa’ e salvaguardia ambiente

Una visita dichiaratamente prevista per ribadire il 'mea culpa' della Chiesa cattolica con le popolazioni native per il "genocidio culturale" subito negli anni

Papa

Posticipata l’Africa all’inizio del mese per problemi al ginocchio, Papa Francesco si prepara al suo 37esimo viaggio all’estero, in Canada da oggi (24 luglio) al 30 luglio.

Una visita dichiaratamente prevista per ribadire il ‘mea culpa’ della Chiesa cattolica con le popolazioni native per il “genocidio culturale” subito negli anni. Scuse che il Papa ha già avanzato personalmente, ricevendo alcune delegazioni indigene in Vaticano. Ma è chiaro che emergerà anche la questione ambientale e non sarà secondaria.

In parte, il tema è legato a stretto giro alla situazione dei nativi, non solo canadesi, anche sudamericani, storicamente i più colpiti dal cambiamento climatico e dall’azione dell’uomo, confinati e saccheggiati nelle proprie terre.

Gridano i nostri fratelli e sorelle di popoli nativi. A causa di interessi economici predatori, i loro territori ancestrali vengono invasi e devastati da ogni parte, lanciando ‘un grido che sale al cielo‘”, ha scritto Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la Cura del Creato. Nella frase, ha citato la sua esortazione Querida Amazonia, scritta dopo la visita a Puerto Maldonado, nell’Amazzonia peruviana.

L’appello per la salvaguardia del Pianeta però è rivolto anche ai grandi del mondo, perché il Canada si prepara a ospitare, a dicembre, il prossimo Cop15 sulla Biodiversità.

Un appuntamento che al quale il Pontefice argentino guarda con attenzione particolare. Rivolgendosi ai leader, Francesco ha chiesto concretezza, collaborazione e proporzionalità negli impegni, domandando di riconoscere l’esistenza di un “debito ecologico” dei Paesi ricchi nei confronti dei più poveri. Chi negli ultimi decenni si è sviluppato inquinando di più, dovrebbe, per Papa Bergoglio, compiere passi più ambiziosi all’interno dei confini nazionali e allo stesso tempo aiutare i Paesi meno facoltosi, sia sul fronte economico che su quello tecnico.

Dai partecipanti al Cop15 ci si aspetta un nuovo accordo multilaterale per porre fine alla distruzione degli ecosistemi e l’estinzione delle specie. “Per fermare l’ulteriore collasso della ‘rete della vita’“, il Pontefice domanda alle nazioni di confluire su quattro principi chiave: una “chiara base etica” per la trasformazione che serve nella conversione ecologica; lotta contro la perdita di biodiversità; promozione della solidarietà globale; priorità alle persone in situazioni di vulnerabilità, comprese quelle più colpite dalla perdita di biodiversità, come, appunto, le popolazioni indigene, gli anziani e i giovani.

Per dare l’esempio, di recente Bergoglio ha disposto che la Santa Sede, a nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano, aderisca alla Convenzione dell’Onu sui Cambiamenti Climatici e all’Accordo di Parigi, con l’auspicio che “l’umanità del ventunesimo secolo possa essere ricordata per aver assunto con generosità le proprie gravi responsabilità“.