Progetto Bargain difende le spiagge. Cappucci (Enea): “Riutilizzare biomasse”

L'obiettivo è la convivenza equilibrata tra elementi naturali e antropici e la gestione corretta e consapevole della Posidonia spiaggiata

Quelle foglie di Posidonia Oceanica che potevano rappresentare un problema, soprattutto dal punto di vista estetico, sono invece diventate preziose risorse grazie al Progetto Bargain gestito da Enea, Ispra e Università Roma Tor Vergata. Ne parla a GEA il ricercatore Enea, Sergio Cappucci. “Questa tecnologia – spiega – nasce sulle isole Egadi con il Progetto Egadi e ora è stata implementata grazie a un processo innovativo e brevettato che ha ci ha permesso anche di ricevere un premio nel 2013“.

Ma partiamo dall’inizio: la Posidonia è una pianta acquatica diffusa in tutto il Mediterraneo (meno nell’Adriatico). Le sue foglie sono come delle lunghe fettucce verdi che ogni anno si spiaggiano perché portate a riva dalle correnti. Lo spiaggiamento della Posidonia sugli arenili è un processo naturale, ma i bagnanti, soprattutto nel Lazio, la considerano spesso un rifiuto maleodorante invece di una componente naturale del litorale, ignorandone le importanti funzioni ecologiche. Nel ‘Progetto Bargain, spiaggia ecologica’, si realizza invece una convivenza equilibrata tra elementi naturali e antropici e la Posidonia spiaggiata viene gestita in modo corretto e consapevole, evitando il conferimento in discarica. “Con le mareggiate – prosegue Cappucci – a riva si mescolano sia i rifiuti plastici che le foglie di Posidonia; per questo ci siamo inventati questo sistema per riutilizzare le biomasse”.

Tra aprile e maggio quindi, sia l’amministrazione locale che i gestori dei lidi, raccolgono le foglie, le separano dagli altri rifiuti e le fanno asciugare. Una volta asciutte, le foglie vanno a costituire l’arredo balneare, come l’imbottitura di sedute della spiaggia, oppure diventano passerelle sulla sabbia, paraventi tra ombrelloni e spiagge, camminamenti o strutture ombreggianti. Terminata la stagione balneare, il materiale vegetale torna di nuovo al suo stato naturale per formare cumuli che possano difendere la spiaggia dall’erosione del mare. Un circolo virtuoso che si ripete dunque ogni anno. “Sulla stessa linea – spiega Cappucci – c’è stato il Progetto Stratus a Villasimius, poi quello a Capo Carbonara e a Favignana. Nel biennio 2018-2020 invece è stato mandato in porto, con Ispra e Università di Tor Vergata, il Progetto Bargain“. E ha avuto parecchio successo. Cappucci riferisce infatti che i bagnanti hanno apprezzato quest’anima ecologica degli stabilimenti balneari e li hanno premiati frequentandoli. “La nuova frontiera – conclude Cappucci – è ora legata alla legge Salvamare, recentemente approvata dal Parlamento. L’articolo 5 infatti parla specificatamente di gestione delle biomasse vegetali spiaggiate, come lo sono appunto le foglie della Posidonia“.

Secondo le norme la reimmissione nell’ambiente naturale, anche con riaffondamento in mare o trasferimento nell’area dietro le dune di sabbia, può essere effettuata solo dopo la separazione della sabbia dal materiale organico nonché alla rimozione dei rifiuti plastici, e la loro destinazione può essere anche finalizzata al ripascimento dell’arenile. Tutte iniziative che Enea, con Ispra, effettua ormai da anni.