Dai tempi dell’invenzione dell’aratro per coltivare la terra, l’agricoltura ha fatto passi da gigante in termini di tecnologia; ma se i Sumeri se lo sono inventato per velocizzare, produrre più raccolto e fare meno fatica, ora l’obiettivo è il risparmio idrico e economico.
Per questo tecnologia e innovazione applicate all’agricoltura, dalle stazioni meteo ai sensori di umidità del terreno fino a raffinati sistemi basati sull’internet delle cose (IoT) e intelligenza artificiale, possono ridurre fino al 20% i consumi di acqua rispetto ai sistemi di coltivazione tradizionali. Lo comunica Cai (Consorzi agrari d’Italia) che ha elaborato, in sinergia con Ibf Servizi (società del Ferrarese esperta in agricoltura di precisione), un report dettagliato sulla differenza tra i campi irrigati con metodo tradizionale e quelli che già utilizzano le innovazioni dell’agricoltura 4.0. In base ai dati emerge ad esempio che per ogni ettaro di mais, grazie all’ausilio delle tecnologie, è possibile ottenere in media un risparmio idrico annuo del 10% con 360 metri cubi di acqua in meno, passando da 3.600 metri cubi per ettaro annui con metodo tradizionale a 3.240 metri cubi per ettaro con agricoltura di precisione.
I consumi si riducono del 12% per ortaggi e patate con 600 metri cubi in meno per ettaro, da 5.000 metri cubi per ettaro tradizionali a 4.400 metri cubi per ettaro in media ogni anno con le innovazioni. La riduzione dei consumi di acqua può toccare punte del 15% per i frutteti (risparmio di 630 metri cubi per ettaro), e del 20% per le coltivazioni come la barbabietola (840 metri cubi per ettaro in meno ogni anno). Minori consumi di acqua, che in futuro potrebbero arrivare anche al 50%, oltre a portare un beneficio per l’ambiente, comportano anche costi inferiori per le aziende agricole tra acqua risparmiata e quantità ridotte di gasolio utilizzato per il pompaggio.
“Investire in tecnologia e innovazione è determinante per le aziende agricole per far fronte al cambiamento climatico e alle sfide dei mercati, gestire in maniera responsabile le risorse naturali e avere cura anche del futuro – spiega Francesco Pugliese, direttore ricerca e sviluppo di Consorzi agrari d’Italia a margine dello studio –. I dati parlano chiaro: le tecnologie applicate all’agricoltura, dalle centraline meteo fino ai sistemi di intelligenza artificiale che consentono l’apertura e la chiusura automatica degli impianti di irrigazione, sono determinanti perché sostenibili e in grado di aiutare l’azienda a risparmiare e a massimizzare le produzioni agricole”.
Ma cos’è l’agricoltura di precisione?
Questo concetto, spiega la rivista scientifica ‘AgriRegioneEuropa’, si è sviluppato sin dagli inizi della moderna agricoltura, con la divisione della terra in parcelle (campi) per gestire le colture in relazione alle condizioni del terreno, valutando di volta in volta gli effetti positivi dei fattori produttivi in funzione delle varietà in campo, con l’obiettivo di incrementare le rese. L’agricoltura di precisione si sviluppa intorno agli anni ‘70 con le tecnologie derivate dai centri di controllo negli Usa. Il monitoraggio del campo e i microprocessori sono introdotti negli anni ‘80 e il Gps negli anni ‘90. Per la prima volta nel 1990 in un workshop nel Montana viene utilizzato il termine ‘Precisione farming’.
L’agricoltura di precisione è quindi lo strumento che consente di raggiungere in pieno il concetto di intensificazione sostenibile della produzione agricola. Ma pur essendo disponibile da decenni, fatica a diffondersi perché spesso gli agricoltori non sono in grado di comprenderne i reali benefici.