Il mondo ne ha sempre più voglia: la chiama noodle, nudel, pâte, massa, fideos, macarrão… ma dappertutto se mangi pasta pensi all’Italia, al punto che dal 1998 si celebra il World Pasta Day, nato a Napoli e ormai appuntamento irrinunciabile per ricordare la storia e il ruolo di protagonista di questo alimento.
Ne siamo i più grandi consumatori, con circa 23 chili annui pro-capite, ma anche quelli che più di tutti, producendola nei nostri pastifici o preparandola nelle cucine dei ristoranti di 5 continenti (oltre 2000 i locali certificati, secondo Fipe), la fanno conoscere al resto del mondo: nel 2021, il 61% della produzione nazionale di penne, fusilli &co è stata destinata all’estero. Si tratta di 2,2 milioni di tonnellate, in pratica 75 milioni di porzioni di pasta italiana che ogni giorno vengono proposte nelle case e nei ristoranti di quasi 200 Paesi.
Secondo i dati diffusi dall’Unione Italiana Food, negli ultimi 10 anni sono quasi raddoppiati (54 oggi contro i 30 di allora) i Paesi dove si consuma più di 1 kg pro capite di pasta all’anno. In Italia il consumo pro capite è di 23 chilogrammi, contro i 17 kg della Tunisia, seconda in questa classifica. Seguono Venezuela (15 kg), Grecia (12,2 kg), Perù (9,9 kg) Cile (9,6 kg), Stati Uniti (8,8 kg), Turchia (8,7 kg), Iran (8,5 kg), Francia (8,3 kg) e Germania (7,9 kg).
Il settore italiano della pasta conta 120 imprese e 10.200 addetti (escluso l’indotto) e genera un fatturato di circa 4,7 miliardi all’anno. La produzione si aggira intorno a 3,6 milioni di tonnellate annue e 2,2 milioni sono destinate all’esportazione in 200 paesi. Secondo elaborazioni di Unione Italiana Food, sono aumentati i Paesi destinatari (oggi quasi 200, +42%) ed è più che raddoppiata la quota export, il cui 70% è destinato all’Europa. Germania, Francia, Usa, Giappone, Regno Unito sono i mercati più importanti, ma la voglia di pasta italiana registra crescite superiori al 40% verso Colombia, Paesi Bassi, Arabia Saudita. Secondo i dati di Coldiretti, sono 200mila le aziende agricole italiane impegnate a fornire grano duro di altissima qualità alla filiera. Tra le regioni con maggiore presenza degli ettari coltivati a grano duro, ricorda Confagricoltura, ci sono la Puglia (344.700 ettari e 688mila tonnellate di produzione raccolta), la Sicilia (272.405 ettari e 813mila tonnellate) e la Basilicata (115.236 ettari per 321mila tonnellate).
(Photo credit Unione Italiana Food)