Scandalo fame, Zuppi: “La gente muore, su cibo sintetico rischio colonialismo alimentare”

Il presidente della Cei e arcivescovo di Bologna ricorda che il prezzo del grano, per colpa della guerra, è già aumentato del 400%

Primo: garantire a tutti di poter vivere e non morire di fame. Secondo: non speculare sul cibo, soprattutto su quello sintetico, perché è così che si spiana la strada al colonialismo alimentare. È duro e diretto Matteo Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, quando interviene al villaggio Coldiretti di Milano.

Centinaia gli agricoltori scendono in piazza a Parco Sempione con animali e prodotti tipici per denunciare una situazione insostenibile che minaccia la sopravvivenza del Made in Italy a tavola. Mettono su la più grande fattoria mai realizzata nel centro di una città, con mercato contadino, street food a chilometro zero, pet therapy con gli animali della fattoria, agrichef ai fornelli, agriasilo, le eccellenze agroalimentari di Filiera Italia, le innovazioni tecnologiche a basso impatto ambientale e i prodotti del social farming. Guidati dal presidente Ettore Prandini, gli agricoltori presentano al futuro governo cinque priorità: sfruttare i fondi del Pnrr per garantire la sovranità alimentare ed energetica e ammodernare la rete logistica; istituire il Ministero dell’Agroalimentare e difendere i 35 miliardi di fondi europei oggi a rischio; fermare l’invasione di cinghiali; realizzare un piano invasi per garantire acqua in tempi di siccità; no al Nutriscore, al cibo sintetico e agli accordi internazionali che penalizzano il Made in Italy.

Attenti però – avverte Zuppi -. C’è uno scandalo in corso. Prima del cibo sintetico, c’è la fame. C’è gente che ancora muore di fame“. Il presidente dei vescovi ricorda che il prezzo del grano, per colpa della guerra, è già aumentato del 400%. “È chiaro che questo vorrà dire fame. La fame è criminale e l’alimentazione un diritto inalienabile“.

Per quanto riguarda la carne in provetta, non va demonizzata la ricerca, ma la speculazione che, insiste, è “il vero nodo“: “Può diventare un nuovo colonialismo alimentare, perché i pochi che hanno la tecnologia avrebbero un potere terribile. La tecnologia e il potere di pochi condizionerebbero tantissime persone“. Il problema quindi, come sempre, non è lo sviluppo, ma la sua applicazione: “Senza etica c’è il rischio di condizionare il futuro in maniera drammatica“.