Prevedere l’intensità e l’esatta collocazione dell’alluvione nelle Marche era “impossibile”. Lo assicura il meteorologo Paolo Sottocorona, che intervistato da GEA spiega quanto il cambiamento climatico influisca sugli eventi estremi. “Non implica una modifica costante e definitiva del clima“, afferma.
Cosa significa parlare di irregolarità del clima?
“Quello che prima era normale diventa o molto più intenso localmente, oppure manca. Da noi per tre mesi sono mancate le piogge, poi quando c’è un fenomeno temporalesco, normale in questa stagione, la situazione esplode. Questo perché c’è un normale contrasto tra temperatura esterna e aria più umida che arriva da un terreno molto caldo, situazione dal punto di vista meteorologico esplosiva. In passato, un fenomeno su mille era molto più forte del normale, l’irregolarità fa sì che su mille temporali 10, 20 o addirittura 30 siano eccezionalmente forti. Questo cambia lo scenario, l’evento raro diventa più frequente e tutto si sballa, porta a un clima decisamente più irregolare. Poi è evidente che non ci saranno 35 gradi a gennaio e -10 gradi ad agosto, però questa strada che era fluida è diventata un sentiero di montagna. I fenomeni estremi sono molto più difficili da prevederle, non come qualità ma come quantità, prevederlo di quella intensità era impossibile. Ci vorranno decenni per conoscere esattamente l’intensità e la localizzazione degli eventi estremi“.
Come evitare nuove tragedie?
Va fatta manutenzione del territorio, di più e ovunque. Ci sono località nelle isole Hawaii che hanno 10 volte le precipitazioni dell’Italia, ma lì non esondano i fiumi e non frana nulla, perché questo tipo di eventi accade da centinaia di anni, quello che doveva franare è franato e i fiumi si sono già allargati. L’Italia è fragile, ma davanti a picchi così estremi è chiaro che la prevenzione idrogeologica dovrebbe essere al vertice di tutte le iniziative. È inutile che costruiamo ponti, inceneritori, rigassificatori e grandi opere se poi ci crolla tutto intorno, vanno ricalcolate le priorità.
Cosa possiamo aspettarci per questo inverno?
La previsione si basa sull’evoluzione della situazione di oggi su domani. È un gioco di scacchi, dopo 5 mosse le possibilità diventano 50. Ma quando si parla delle valutazioni stagionali si lavora su un altro piano, sulla temperatura del mare ad esempio, in altre parole ci si basa su parametri molto più larghi. Non si può fare una previsione su singole città e neanche su singoli Paesi, si fa su valutazioni continentali. Sono valutazioni sperimentali, non si può vendere come prodotto finito, è solo un’ipotesi.
Non c’è modo di proteggersi?
L’unico modo è fermare il cambiamento climatico. È tutta una catena, è inutile alzare gli argini dei fiumi se poi piove sempre di più. Aggiungo una cosa, tutto quello che possiamo fare per contenere la temperatura del Pianeta avrà degli effetti sul clima molto lenti. Se siamo in questa situazione e smettessimo del tutto di inquinare da oggi, cosa impossibile, ancora per decenni il tempo sarebbe impazzito. È l’atmosfera, funziona così. Questo però non deve essere un motivo di scoraggiamento, dobbiamo fermare l’innalzamento della temperatura perché se non facciamo qualcosa la situazione peggiorerà. Ma nessuno si aspetti cambiamenti visibili nei primi decenni dalla decarbonizzazione.