Eco-vandali. Eco-terroristi. Accusati, in un’inchiesta della procura di Padova, di associazione a delinquere. Così sono definiti gli attivisti di Ultima generazione, collettivo ambientalista famoso per i blocchi stradali e gli imbrattamenti con vernice lavabile di opere d’arte o monumenti. “Siamo consci che ogni volta che si decide in questo modo, questo scontenti qualcuno. Ma come Ultima generazione riteniamo che il nostro agire sia l’unico necessario e il più sensato per ottenere un risultato”, ha spiegato a GEA l‘attivista Giovanni Romano, commentando l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del cosiddetto dl beni culturali che inasprisce le pene per chi imbratta o deturpa beni architettonici o paesaggistici. Nel mirino del governo ci sono proprio gli attivisti ambientalisti, in particolare quelli di Ultima generazione, che il primo aprile hanno ‘colorato’ di nero la Barcaccia di piazza di Spagna, a Roma, versando del carbone vegetale nella fontana, per denunciare l’emergenza climatica e energetica. Un blitz parte della campagna ‘Non paghiamo il fossile‘, uno dei tanti che il movimento organizza periodicamente. “Non ci fermeremo e non cambieremo le nostre azioni” anche alla luce del dl, ha aggiunto Giovanni. “Siamo non violenti, e ciò che orienta il nostro agire non è determinato da come il governo o le istituzioni possano reagire. A meno che, ovviamente, non inizino ad ascoltarci”.
Ma dopo la vernice e i placcaggi è arrivata in questi giorni anche una inchiesta penale. Le azioni degli attivisti sono infatti al centro di un’indagine aperta dalla procura di Padova: rinviate a giudizio risultano 12 persone legate a Ultima Generazione, di cui 5 accusate di associazione a delinquere. “Un aumento della repressione ce lo aspettavamo, soprattutto nel momento in cui il consenso nei nostri confronti aumenta esponenzialmente: le persone capiscono che siamo cittadini comuni, non abbiamo nessun interesse particolare, se non quello di tornare alle nostre vite, ma con uno Stato che ci protegga e che sappia affrontare l’emergenza in cui ci troviamo”, si legge in una nota ufficiale del movimento. Ma, come ha spiegato Giovanni, fermo restando la libera azione della magistratura, le accuse contestate “risultano spropositate e quantomeno contradditorie: se noi veniamo indagati per associazione a delinquere si fa fatica a comprendere come, per assurdo, non lo sia tutto l’arco parlamentare che da decenni asseconda politiche, o peggio l’inazione sul clima, dei vari governi, palesemente anticostituzionali”. Nel dettaglio, “l’articolo 2 della nostra Costituzione infatti recita che ‘La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo…’. Impedire il diffondersi degli effetti di una crisi climatica già in atto non rappresenta un nostro diritto? Non dovrebbero essere le istituzioni a garantirlo?”. Di fatto, continuano a ricordare gli attivisti, “la crisi climatica è già in atto, e a poco servono le obiezioni sul fatto che si tratta di una crisi complessa che va gestita in modo globale. Il punto è che c’è un’unica via, e non è di certo quella di finanziare le multinazionali del gas e del petrolio. E rimandare serve solo ad aggravare la situazione”.
D’altra parte, per il governo, era necessaria una risposta alle azioni ritenute ‘vandaliche’. Risposta che, come ha precisato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, è stata “molto rapida, pronta e anche efficace“. “In Consiglio dei ministri abbiamo portato una proposta che stabilisce di introdurre anche una sanzione di tipo pecuniario” che dovrà essere utilizzata per “ripristinare lo stato dei luoghi. Le sanzioni amministrative possono arrivare fino a 60 mila euro ma già far pagare queste cifre è importante. Ci siamo ispirati a una questione di buon senso: chi rompe paga, fermo restando la parte penale e di risarcimento del danno” ha aggiunto. Ma, hanno precisato da Ultima generazione, “mentre passa in sordina il condono ai grandi evasori fiscali, il governo vara decreti violenti e repressivi a danno delle famiglie arcobaleno, delle aggregazioni sociali come rave e occupazioni, delle trasformazioni linguistiche che spaventano il sovranismo. Una politica della distrazione di massa, per la quale ci rimettono i cittadini comuni, da quelli che vogliono esprimere il proprio dissenso, a quelli che semplicemente vorrebbero pagare meno tasse”. Secondo un’avvocata legata al collettivo, il dl del governo risulta essere “un atto palesemente intimidatorio” ma anche “altrettanto palesemente, incostituzionale“. “Se il Governo – ha spiegato – dovesse decidere di andare avanti su questa strada, sarebbe una scelta sbagliata, sia dal punto di vista culturale che della politica del diritto: le norme per la tutela del nostro patrimonio artistico ci sono, sono numerose e sono state aggiornate nel 2022. Si potrebbe, anzi, dire che, come quelle che tutelano l’ambiente, sono meno utilizzate di quando dovrebbero, pure a fronte di illeciti reali e gravissimi”.