Da meteorizzazione a cattura. Tutte le tecniche di rimozione di Co2

Le tecniche essenziali per i settori che difficilmente si decarbonizzeranno entro il 2050, come l’aviazione, il trasporto marittimo e i produttori di cemento

co2

Nel rapporto di esperti delle Nazioni Unite Ipcc vengono analizzate e richieste diverse tecnologie di rimozione della Co2. Secondo le stime, le emissioni globali dovranno essere tagliate del 5-6% all’anno per riuscire a raggiungere l’obiettivo dell’accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 2°C sopra i livelli preindustriali. Nel 2020, in piena pandemia, le emissioni di Co2 sono scese solo del 5,6%, prima di aumentare di nuovo. Da qui la necessità di tecniche di rimozione dell’anidride carbonica (Cdr). Le tecniche di Cdr saranno anche essenziali per i settori che difficilmente si decarbonizzeranno entro il 2050, come l’aviazione, il trasporto marittimo e i produttori di cemento, e saranno necessarie per raffreddare l’atmosfera se il riscaldamento supererà gli obiettivi dell’accordo di Parigi.

Attualmente, le tecniche Cdr sono molto al di sotto dell’efficienza richiesta. Il più grande impianto di cattura diretta dell’aria del mondo rimuove in un anno quello che l’umanità emette in tre o quattro secondi. Ma ci sono diverse altre tecniche disponibili, con potenzialità e costi variabili.

BIOENERGIA CON CATTURA

La bioenergia con cattura e stoccaggio del carbonio comporta la coltivazione di alberi che assorbono Co2 mentre crescono. Gli alberi vengono poi bruciati per produrre energia (biomassa) e la Co2 risultante viene seppellita, per esempio in miniere abbandonate. La tecnica funziona nella teoria, ma non si è ancora concretizzata. Uno dei pochi progetti sviluppati commercialmente nel mondo, nel Regno Unito, è stato rimosso dal S&P Clean Energy Index dopo aver fallito nei criteri di sostenibilità.

PIANTARE ALBERI

Un’altra soluzione è ripristinare le foreste e piantare alberi per assorbire e immagazzinare Co2, attraverso la fotosintesi. Molte aziende, compresi i produttori di combustibili fossili, fanno molto affidamento su queste piantagioni per ‘compensare’ le loro emissioni. Ma l’area necessaria per ridurre significativamente i livelli di Co2 attraverso la piantagione di alberi – fino al doppio dell’India – va in contrasto con altre priorità, come la coltivazione di colture per il cibo. Anche la biodiversità potrebbe risentirne. Le nuove foreste possono anche essere vittime degli incendi che aumentano con il riscaldamento, rilasciando così tutta la Co2 immagazzinata.

CATTURA DIRETTA

Una delle nuove tecnologie è anche quella che sta attirando di più l’attenzione: la cattura diretta di Co2 dall’aria e il suo stoccaggio. I processi chimici estraggono il carbonio e lo convertono in forma solida o lo sotterrano. Poiché la Co2 nell’aria è così diffusa, questo è un processo costoso e ad alta intensità energetica. Anche se questo tipo di tecnologie innovative stanno ottenendo attenzione e denaro da grandi imprenditori come Elon Musk, sono ancora molto costose, e permangono incertezze su quanto velocemente possano essere sviluppate.

DEGRADAZIONE METEORICA

La ‘degradazione meteorica’ o ‘meteorizzazione’ consiste nell’estrarre e frantumare rocce ricche di minerali che assorbono naturalmente la Co2, per poi spargerle sulla terra o in mare. L’obiettivo è quello di accelerare un processo che normalmente avviene in tempi geologici di decine di migliaia di anni. La grande domanda è se questo possa essere fatto su una scala sufficiente vasta, e a quale costo. Gli oceani assorbono già più del 30% delle emissioni di carbonio dell’umanità, e gli scienziati stanno sperimentando modi per migliorare questa capacità, per esempio aumentando artificialmente l’alcalinità marina o ‘fertilizzando’ gli oceani, cioè aumentando la densità del fitoplancton che produce e cattura il carbonio organico attraverso la fotosintesi. Le principali preoccupazioni sono le conseguenze indesiderate sugli ecosistemi, così come la possibilità di traslare questo metodo su larga scala.