Confagricoltura cerca risposte dall’Ue. Giansanti: “No a proteste violente”

La posizione dell'associazione sulle scene di guerriglia urbana tra le strade di Bruxelles. E dal Belgio presenta il Manifesto

“C’è modo e modo di rappresentare lo stato di disagio vissuto. Si può andare in giro con i trattori, si possono fare dei momenti di protesta e di proposta andando a incontrare le istituzioni”. È il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, a mettere in chiaro la posizione dell’associazione sulle scene di guerriglia urbana durante le proteste degli agricoltori tra le strade attorno alle istituzioni europee. E lo fa proprio a Bruxelles, durante l’Assemblea di Confagricoltura per la presentazione delle “proposte per dare una proposta concreta“ al malcontento del settore: “Anche questo è un momento di protesta“.

Giansanti sottolinea con forza che “scendere in piazza con i trattori è molto facile, portare a casa risultati concreti è più complesso”, non mancando di condannare senza appello quanto andato in scena a Bruxelles: “Credo che tutto ciò che serve per riportare al centro del dibattito il futuro dell’agricoltura sia importante, però non bisogna esagerare con momenti di protesta che vanno oltre il sistema delle leggi”. È necessario “un confronto aperto e pacifico tra agricoltori e istituzioni europee, e dentro quel confronto bisogna trovare le soluzioni”, ma ciò che sta passando a livello europeo dalle proteste violente “non è un’immagine positiva“, perché può compromettere le richieste di Confagricoltura.Io temo che ci faranno pagare quello che è successo, la violenza rischia di avere un effetto opposto al messaggio proposto, si può scendere in piazza in modo ordinato”, avverte Giansanti.

È stato lo stesso presidente di Confagricoltura a definire le priorità stilate in un Manifesto “di oltre 50 pagine, che tiene conto delle indicazioni che sono arrivate da tutti i territori”, portato all’attenzione anche del ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, a margine del Consiglio Agrifish. Un Manifesto che “mette al centro la Politica Agricola Comune, i temi della reciprocità e gli accordi internazionali, la produttività e la competitività delle nostre imprese” e che chiede alle istituzioni dell’Unione un “grande processo di riforma della Pac nel medio periodo e una grande rivisitazione degli accordi internazionali”, dal momento in cui “oggi abbiamo mercati soffocati da importazioni selvagge che arrivano da fuori Europa”, ribadisce Giansanti.

Secondo quanto emerge dal Manifesto, sul fronte del cambiamento climatico è necessario “varare il ‘terzo pilastro’ della Pac per la gestione comune dei rischi e dei danni provocati dagli eventi climatici estremi” e di “aumentare la dotazione finanziaria e rivedere le modalità di funzionamento della vigente riserva di crisi”. Sull’allargamento dell’Unione bisogna “aumentare in termini reali il bilancio destinato all’agricoltura e rimodulare gli aiuti diretti della Pac in funzione dell’evoluzione dei prezzi all’origine e della stabilità dei redditi”. A questo proposito, nell’immediato la proposta è di “inserire grano e semi di girasole nella lista dei prodotti sensibili prevista nella proposta di regolamento riguardante la proroga della sospensione dei dazi sulle importazioni agroalimentari dall’Ucraina”. E sul fronte dei rapporti esterni con il resto del mondo di “assicurare il rispetto delle regole dell’Unione in materia di sicurezza alimentare, biodiversità, tutela del lavoro e del benessere degli animali” attraverso “reciprocità e controlli sulle importazioni”.

Il Manifesto insiste sul “sospendere l’entrata in vigore di alcuni provvedimenti discussi nel corso della legislatura in scadenza, in attesa delle conclusioni del dialogo strategico sul futuro dell’agricoltura promosso dalla Commissione Ue”, in particolare “le proposte di regolamento sul ripristino della natura e sulle emissioni industriali”. Viene chiesta anche la “riformulazione della ⁠proposta sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggi secondo il principio della neutralità tecnologica e tenendo conto della specificità dei prodotti destinati all’alimentazione”, l’eliminazione dalla Pac degli “obblighi relativi alla rotazione obbligatoria e alla destinazione non produttiva dei terreni” e la “riduzione in misura incisiva gli adempimenti burocratici per gli aiuti diretti della Pac, compresi gli ‘ecoschemi‘”. Infine l’esortazione a una “moratoria sui crediti per migliorare la condizione di liquidità delle imprese”, dal momento in cui “l’eccezionale aumento dei tassi ha coinciso, a partire dallo scorso anno, con la contrazione dei prezzi all’origine”, e il sostegno alla “diffusione delle innovazioni per la competitività delle imprese e per l’affermazione di processi produttivi sempre più sostenibili”.