Imprese, Santoriello (Cnpr): Entro 31/12 decisioni chiave per aziende familiari

Costituzione, ingressi e uscite dei collaboratori: come incidono su utili, perdite e ripartizione del reddito nel 2025

Nel panorama delle “manovre” fiscali di fine anno, un importante capitolo, spesso sottovalutato, riguarda le imprese familiari. L’impresa familiare, disciplinata dall’art. 230-bis c.c., è una forma residuale di collaborazione tra l’imprenditore e i suoi familiari, che prestano attività in modo continuativo. Si applica solo quando non esistono altri rapporti di lavoro qualificabili come subordinati, autonomi o societari.

“La titolarità dell’impresa resta esclusivamente in capo all’imprenditore – evidenzia Rosa Santoriello, consigliera d’amministrazione della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabilimentre i familiari ottengono il diritto al mantenimento e alla partecipazione agli utili, ai beni acquistati con tali utili, agli incrementi e all’avviamento, in proporzione al lavoro svolto”.

Dal punto di vista fiscale, almeno il 51% del reddito deve restare all’imprenditore; ai familiari può essere attribuito al massimo il 49% complessivo. “Il reddito per il titolare è qualificato come reddito d’impresa, mentre per i collaboratori è reddito di partecipazione. In caso di perdita, invece – prosegue Santoriello – questa resta interamente a carico del titolare. Le quote attribuite ai familiari non sono costi deducibili, ma vengono imputate per trasparenza, anche se non effettivamente percepite”.

L’impresa familiare è soggetta a tutti gli obblighi fiscali ordinari: è soggetto passivo IVA; deve operare come sostituto d’imposta; determina il reddito d’impresa secondo le regole ordinarie. Le tempistiche fanno la differenza: nuova impresa familiare: gli effetti sono immediati; impresa già esistente: gli effetti decorrono dal 1° gennaio dell’anno successivo.