Promuovere la parità di genere sui luoghi di lavoro, favorire la formazione professionale delle donne, sensibilizzare sulla leadership femminile e rafforzare una cultura aziendale senza gender gap. Sono i principi che ispirano i Women Empowerment Principles (WEPs), iniziativa delle Nazioni Unite, a cui ha aderito anche Jakala, azienda leader nell’ambito data-driven digital trasformation, che da sempre punta sulla sostenibilità, non solo ambientale, ma anche sociale. Attualmente, l’adesione ai WEPs riguarda l’headquarter italiano, ma l’intenzione è di estendere gli stessi principi a livello globale.
L’iniziativa è il frutto di un percorso molto più elaborato verso la creazione di un ambiente di lavoro che “sostiene e promuove attivamente la parità di genere, garantendo un trattamento equo, la salute e la sicurezza di tutti i collaboratori, nonché continue opportunità di formazione e sviluppo professionale”, spiega l’azienda, che ha messo in piedi una serie di altre iniziative proprio in questa direzione. Si va dalle politiche in ambito HR per il supporto alla genitorialità al programma ‘Target gender equality’ fino al Manifesto del linguaggio.
Nel 2023 nella sola Jakala Spa Sb, la percentuale di donne in posizioni dirigenziali è salita al 29%, rispetto al 25% registrato nel 2022. Una fotografia, spiega Claudia Volpato, responsabile della Sostenibilità all’interno dell’azienda, da cui partire “per mettere in campo una serie di azioni, misurabili anche a livello internazionale. Si comincia dai numeri per costruire un progetto insieme e capire se gli spunti si prestano bene alla nostra realtà”.
Jakala si è avvicinata al network italiano del Global Compact nel 2021 e dopo un periodo di “conoscenza reciproca”, dice Volpato, “nel 2023 abbiamo intrapreso diversi percorsi, tra cui il climate accelerator e un progetto sulla gender equality”. La rete coinvolge le imprese interessate a conoscere, e fare proprie, le best practices in termini di sviluppo sostenibile, attraverso attività di approfondimento, dialogo culturale e istituzionale, in modo particolare negli ambiti della responsabilità di impresa. Il risultato? “Unirci alle aziende che promuovono l’uguaglianza di genere è più di un obiettivo, è una responsabilità che abbracciamo appieno. Con l’adesione ai WEPs, contribuiamo al successo della nostra azienda e al progresso della società, plasmando un futuro più inclusivo ed equo per tutti”, spiega Stefano Pedron, global ceo di Jakala. Ecco allora che i Women Empowerment Principles dell’Onu diventano “i pilastri guida per plasmare la nostra cultura aziendale. Con azioni concrete, trasformiamo questi principi in realtà”.
Ora all’interno dell’azienda esiste un comitato guida per la parità di genere, composto dalla stessa Claudia Volpato, da due referenti delle risorse umane, da due rappresentanti del settore business e, presto, anche dal settore della comunicazione. “Qui – dice la responsabile della sostenibilità – si discute, ci si confronta e si cerca di fare sempre meglio”.
Jakala ha sposato un modello aziendale flessibile, che consente, ad esempio, alle famiglie con bimbi piccoli, di lavorare da casa un numero maggiore di giorni rispetto a quanto stabilito dai regolamenti, di limitare il numero di giorni di trasferta e di far partecipare i figli dei dipendenti a percorsi di Summer Camp organizzati da H-Farm.
Ha poi investito in un programma di sensibilizzazione interna, promuovendo il proprio Manifesto del Linguaggio. Si tratta di un insieme di linee guida che descrivono come la lingua dovrebbe essere utilizzata all’interno dell’azienda per favorire un ambiente rispettoso e inclusivo. Il testo, dice Volpato, “è stato pensato da un gruppo di lavoro composto da circa 180 colleghi del settore digital media, che si sono confrontati con un’esperta di linguaggio di genere” e si concentra sull’eliminazione di parole o espressioni, come il maschile sovraesteso, che potrebbero essere percepite come discriminatorie o escludenti.