Dopo 16 ore di negoziati (iniziati ieri alle 14), Parlamento europeo e Consiglio Ue hanno raggiunto un accordo sulla revisione della direttiva efficienza energetica, fissando l’obiettivo di ridurre il consumo finale di energia a livello dell’Ue dell’11,7% nel 2030, rispetto alle previsioni del consumo energetico per il 2030 formulate nel 2020. La revisione della direttiva è parte centrale del pacchetto sul clima ‘Fit for 55’, in cui la Commissione europea aveva proposto nel 2021 un obiettivo di risparmio energetico del 9%, poi aumentato al 13% a maggio scorso, nel piano ‘REPowerEU’ nel tentativo di abbandonare più rapidamente i combustibili russi. “Ora disponiamo di un solido quadro Ue per aiutarci a decarbonizzare completamente l’economia. L’efficienza energetica non è un costo, piuttosto un investimento per il futuro“, ha scritto su twitter la commissaria europea per l’energia, Kadri Simson
L’obiettivo da raggiungere collettivamente del l’11,7% – spiega una nota del Consiglio – si traduce in un limite massimo al consumo energetico finale dell’Ue (ovvero l’energia consumata dagli utenti finali) di 763 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e di 993 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio per il consumo primario. Tutti gli Stati membri contribuiranno al raggiungimento dell’obiettivo generale dell’Ue attraverso contributi e traiettorie nazionali indicativi, stabiliti nei rispettivi piani nazionali integrati per l’energia e il clima (PNEC), che dovranno essere aggiornati per il 2023 e il 2024. Sarà la Commissione europea a calcolare se tutti i contributi si sommano all’obiettivo dell’11,7% e, in caso contrario, apporterà rettifiche ai contributi nazionali inferiori.
L’intesa prevede inoltre un aumento graduale dell’obiettivo di risparmio energetico annuale per il consumo finale di energia dal 2024 al 2030. Gli Stati membri assicureranno nuovi risparmi annuali dell’1,49% del consumo finale di energia in media durante questo periodo, raggiungendo gradualmente l’1,9% il 31 dicembre 2030. Previsto inoltre un obbligo specifico per il settore pubblico di ottenere una riduzione annuale del consumo energetico dell’1,9% che possa escludere i trasporti pubblici e le forze armate. Inoltre, gli Stati membri sarebbero tenuti a rinnovare ogni anno almeno il 3% della superficie totale degli edifici di proprietà di enti pubblici. L’accordo politico provvisorio deve essere formalmente approvato da entrambe le istituzioni, prima dell’entrata in vigore.