
Nonostante circa il 94% dei comuni italiani sia a rischio frane, alluvioni o erosione costiera e il 40% degli edifici si trovi in zone sismiche medio-alte, la copertura assicurativa nel nostro Paese è ancora molto bassa. Solo il 7% delle abitazioni e delle imprese è infatti protetto contro le catastrofi naturali. Questo il dato principale, e più allarmante, emerso durante l’assemblea annuale dell’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici (Ania), oggi a Roma. Il dato colloca il Belpaese in fondo alla classifica delle economie avanzate, con una quota di premi assicurativi danni non auto pari all’1,1% del Pil, ben al di sotto della media europea del 2,6%. In alcuni casi la sottoassicurazione raggiunge livelli abnormi, come per esempio nel caso delle catastrofi naturali, dove fino a ieri si registravano, secondo i dati più recenti, livelli di copertura di solo il 7% sia tra le imprese che tra le abitazioni.
Le assicurazioni, sostiene il Capo dello Stato Sergio Mattarella in un videomessaggio inviato all’assemblea, “sono uno dei termometri più sensibili dei trend demografici di un Paese e il loro contributo è essenziale per accompagnare mutamenti e obiettivi di sviluppo”. La limitazione dell’impegno dello Stato nella copertura di alcune tipologie di calamità derivanti da eventi climatici estremi, termina Mattarella, “rende ancora più rilevante la protezione assicurativa, circostanza che non esonera, naturalmente, le istituzioni dagli obblighi della prevenzione”.
Giovanni Liverani, presidente Ania, avverte: “L’assicurazione non è una tassa occulta, ma uno scudo di protezione necessario”. La persistente situazione di sottoassicurazione costituisce infatti “un fattore di svantaggio competitivo per l’Italia rispetto ad altri sistemi socio-economici con cui si confronta sui mercati globali”. Da Ania poi un plauso al governo e ai ministri delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e dell’Economia Giancarlo Giorgetti per la “risposta importante e coraggiosa” con l’introduzione dell’obbligo assicurativo contro le calamità naturali per le imprese. Su questo punto, Urso parla di “svolta storica” e della necessità di “arginare sul nascere ogni speculazione”. Essere intervenuti “con un ruolo significativo da parte dello Stato – insiste – è la strada che dobbiamo più largamente perseguire nei prossimi anni”. La polizza “non è una tassa occulta, è un’opportunità per le nostre imprese”, “non si tratta solo di un adempimento, ma di una forma di educazione alla prevenzione”. Il sistema, assicura Urso, oggi si basa sulla responsabilità condivisa e su risarcimenti rapidi, con anticipo fino al 30%, su una riassicurazione pubblica fino al 50% e sulla vigilanza sui premi. “È un cambiamento di prospettiva: tutelare oggi per non disperdere domani, attraverso un’azione condivisa tra Stato, imprese e assicurazioni”. Secondo Giorgetti è invece “fondamentale che le nostre imprese siano pronte e protette, dotandosi di polizze assicurative per coprire i danni, garantire una maggiore sicurezza finanziaria ed evitare che un singolo disastro possa metterle in ginocchio”.