Bianco (Suez Italia): “In Italia puntiamo su acqua e rifiuti, a Taranto l’impianto ‘green’ di dissalazione”

Il Gruppo Suez ha portato a Ecomondo il suo impegno per affrontare le sfide del cambiamento climatico e della transizione ecologica. Il ceo di Suez Italia: "Immaginiamo un futuro dove la dissalazione possa contribuire alla fornitura di acqua per uso potabile"

Soluzioni per la scarsità d’acqua e la desalinizzazione. Ma anche infrastrutture per il riciclo chimico indifferenziato. Il Gruppo Suez ha portato a Ecomondo, la fiera sulla green economy che si chiude oggi a Rimini, il suo impegno per affrontare le sfide del cambiamento climatico e della transizione ecologica “sviluppando e implementando soluzioni concrete”. “Suez è presente da 160 anni con l’approccio di essere una realtà capace, con l’eccellenza tecnologica, di realizzare grandi infrastrutture. E il  focus attuale è molto mirato su acqua e rifiuti”, ha spiegato a GEA il ceo di Suez Italia, Massimiliano Bianco. “Siamo presenti ad oggi in più di 40 paesi nel mondo, con oltre 45.000 dipendenti circa 10 miliardi di fatturato e abbiamo alcune aree in Europa, in particolare in Francia per definizione. Ma UK e Italia sono le due country con la nostra presenza più importante, abbiamo una fortissima presenza in Asia, nei Paesi più importanti come Cina e India. In alcuni altri Paesi stiamo crescendo molto: siamo molto forti in Australia siamo abbastanza presenti in Africa del nord, in Marocco, e siamo entrati in Sudafrica”. Nello specifico in Italia “il gruppo è presente da più di 60 anni con un’attività storica di costruzione di impianti tecnologici, oggi ancora presente nel gruppo. In Italia oggi gestiamo i depuratori nella provincia di Trento, gestiamo i più grandi depuratori della Campania e che sono anche tra i più grandi depuratori in Italia. Gestiamo impianti di potabilizzazione nella provincia di Viterbo, gestiamo il servizio idrico nella provincia di Arezzo e poi siamo il principale azionista privato di Acea, che è il principale operatore del servizio idrico in Italia”.

A Ecomondo è stato presentato l’impianto di dissalazione del fiume Tara di Taranto, una delle più importanti opere a livello nazionale ed europeo “che rappresenta uno dei migliori esempi di tecnologia avanzata e di elevato standard ambientale”. L’opera sarà realizzata da un’Ati costituita da Cisa spa (capogruppo), Suez Italy, Suez International, Edil Alta ed Ecologica spa, con un gruppo di progettazione guidato da Ai Engineering con Consorzio Uning e Suez Italy, aggiudicataria dell’appalto integrato bandito da Acquedotto Pugliese. Il dissalatore del Tara produrrà a regime fino circa 60.000 m3/giorno di acqua potabile, circa 5 volte il quantitativo prodotto dall’impianto di dissalazione ad uso industriale installato presso la raffineria Sarlux, che, ad oggi, è il più grande d’Italia. L’acqua prodotta dal dissalatore sarà inviata, attraverso una condotta interrata della lunghezza di circa 14 chilometri, a un serbatoio di 200mila metri cubi nella città di Taranto, collegato alla rete di AQP estesa in tutta la Puglia e costituendo una importante risorsa idrica. “Si tratta di un impianto che è dieci volte più piccolo di quello che gestiamo e abbiamo realizzato a Melbourne, ma è un impianto che comunque è in grado autonomamente di approvvigionare 400mila persone – ha continuato Bianco –. E’ una tecnologia più complessa rispetto a un potabilizzatore di acqua superficiale o di acqua sotterranea, ma riteniamo sia in complemento ormai indispensabile sia per la necessità di assicurare quel giusto mix di approvvigionamento idrico in anni difficili, sia per localizzare e conseguentemente ridurre le infrastrutture di trasporto di lunghi tragitti di acqua potabile per approvvigionare aree molto distanti dalle fonti tradizionali oppure con alta variabilità stagionale, le tipiche aree costiere turistiche che magari decuplicano il fabbisogno nel periodo estivo”. In generale, ha spiegato il ceo, “oggi in Italia il numero di dissalatori è molto limitato, la maggior parte per uso industriale. Immaginiamo invece un futuro dove la dissalazione possa contribuire alla fornitura di acqua per uso potabile, e quindi possa rientrare a pieno titolo tra gli approcci integrati che in futuro saranno sempre più diffusi”.

Per quanto riguarda l’impatto ambientale “è chiaro che quello che si fa va fatto bene e quindi va realizzato con le migliori tecnologie disponibili, con tutti gli accorgimenti e con quanto più possibile il coinvolgimento degli stakeholder nella fase di finalizzazione del progetto. Però – ha ribadito Bianco – bisogna sempre partire dalla necessità: se si fa un impianto dissalazione e perché non c’è acqua diversamente disponibile”.
Allo stesso tempo Suez si sta sviluppando “nel mondo dei rifiuti. Lo testimonia la presenza rilevante nel consorzio che si sta candidando a realizzare il nuovo termovalorizzatore di Roma e stiamo vedendo con grande interesse italiano, ma anche a livello globale, in termini tecnologici su grandi impianti di riciclo chimico indifferenziato misto secco”. Possiamo dire, che oggi l’Italia “non solo nell’acqua ma anche nei rifiuti è tra le country più pesanti all’interno del gruppo”.