La spesa media per il menu “classico” della cena di Natale sarà di 42,03 euro a persona, con un incremento del +3,98% rispetto allo scorso anno, mentre per il menu low cost la cifra si attesterà a quota 24,08 euro a persona (circa il 43% in meno rispetto al menu classico), con un aumento del +10,46% rispetto al 2022. E’ quanto emerge dal Osservatorio Nazionale Federconsumatori, secondo il quale per quanto riguarda il cenone di Capodanno, il menu classico costerà 52,13 euro a persona (+5,1% rispetto al 2022). L’opzione più economica, invece, implicherà una spesa inferiore del 41% rispetto al menu classico, con una spesa di 30,89 euro a testa.
In soldoni, per il cenone di Natale gli italiani spenderanno 2,9 miliardi di euro: 400 milioni in più dello scorso anno e 200 milioni più del Natale pre Covid, evidenzia il centro studi di Confcooperative. Voce per voce, vongole e frutti di mare per i primi piatti costeranno 165 milioni di euro, anche per colpa del granchio blu che ha decimato le coltivazioni soprattutto nell’alto Adriatico. Il pesce per i secondi piatti avrà un peso pari a 495 milioni. Per carne, salumi e uova si spenderanno 510 milioni, mentre vini, spumanti e prosecchi 430 milioni di euro. Un peso economico minore si registra in termini assoluti per frutta, verdura e ortaggi (385 milioni), così come per pasta, pane, farina e olio (320 milioni). In fondo alla classifica formaggi freschi e stagionati italiani (155 milioni). Panettone, pandoro e specialità dolciarie regionali tuttavia riporteranno in alto il conto: 400 milioni di euro.
I quasi 3 miliardi, quasi lo 0,2% del Pil, per il cenone sono figli dei rincari continui. L’inflazione generale è tornata ben sotto il 2% in Italia, ma quella alimentare è ancora circa tre volte tanto. Fortunatamente, ha sostenuto l’Istat pochi giorni fa, e la dinamica tendenziale dei prezzi dei beni alimentari mostra un ulteriore rallentamento (da +6,3% a +5,8%), ma l’andamento non è lineare: da un lato la decelerazione degli alimentari lavorati (da +7,3% a +5,8%), dall’altro la nuova accelerazione dei prodotti non lavorati (da +4,9% a +5,6%), su cui incide principalmente la spinta all’aumento dei prezzi delle verdure (da +2,6% a +7,6%) e l’ulteriore accelerazione della frutta (da +9,8% a +10,4%). Aumenti significativi anche per pesce e dolci, sottolinea Federconsumatori. Zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolci costano il 6,6% in più rispetto allo scorso anno, mentre la sola frutta è più cara dell’8,5%. Sul fronte ittico Cia-Agricoltori Italiani e PescAgri, la sua associazione di pescatori, stima un consumo stabile e 1,1 miliardi di spesa, complessivamente durante le festività, malgrado i prezzi in aumento del 10% nei principali mercati ittici rispetto allo stesso periodo del 2022. Per quanto riguarda le altre materie primissime alimentari, da segnalare infatti il boom dell’olio d’oliva, quasi +30% annuale. Pane, pasta, latte e conserve di pomodoro si fermano invece a un 5,5%.