L’Europa potrebbe subire un inverno più freddo, una grana in più per i governi alle prese con la carenza del gas. Florence Rabier, direttore generale del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio raggio (ECMWF), ha rivelato al Financial Times che le prime indicazioni per novembre e dicembre segnalano un periodo di alta pressione sull’Europa occidentale, che potrebbe portare a periodi più freddi con meno vento e precipitazioni, riducendo così la produzione di energia rinnovabile, idroelettrico compreso.
La previsione è fra le più autorevoli in circolazione, visto che si basa sui dati dell’ECMWF e di molti altri sistemi di previsione meteorologica, compresi quelli nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Francia e in Giappone. Se si avverasse potrebbe compromettere tutte le stime sul consumo di gas e sugli stoccaggi, considerando il crollo del flusso russo e che gran parte degli esecutivi spera in un inverno mite, così da non saccheggiare anzitempo le riserve di gas causa impennata dei consumi da riscaldamento domestico.
Sempre Rabier ha aggiunto al Financial Times che i recenti uragani atlantici potrebbero causare un clima più mite, più umido e più ventoso a breve termine. Ma un clima più fresco nel corso dell’anno sarebbe coerente con le condizioni atmosferiche conosciute come ‘La Niña’, un modello meteorologico derivato dal raffreddamento della superficie dell’Oceano Pacifico, che determina i cambiamenti di vento e precipitazioni in diverse regioni. Il riscaldamento globale sta cambiando la natura di eventi meteorologici estremi come gli uragani – prosegue il quotidiano finanziario della City citando la tesi del direttore generale dell’ECMWF -, rendendoli più frequenti e intensi a causa dell’aumento delle temperature globali di almeno 1,1° come risultato dell’attività umana fin dai dai tempi preindustriali. Rabier ha poi ricordato come il clima dell’Europa sia già fragile dopo aver vissuto una delle estati più calde mai registrate, con temperature in agosto di 1,7° superiori alla media tra il 1991 e il 2020 e condizioni del suolo particolarmente secche. Siccità che ha ridotto in estate la produzione di energia eolica e idroelettrica.
La prospettiva dunque non è rosea per l’Europa, sia per il fronte gas che per quello elettrico, il quale in alcuni Paesi – vedi Italia – è strettamente legato proprio al metano. Claude Turmes, ministro lussemburghese per l’energia e la pianificazione territoriale, ha rivelato infatti che i ministri Ue hanno chiesto a ENTSO-E, la rete dei gestori della rete elettrica dell’Unione, di presentare un aggiornamento sui rischi per la sicurezza dell’approvvigionamento elettrico invernale a ottobre, un mese prima del solito. E ieri l’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie), nel suo rapporto trimestrale, ha avvisato che le misure di risparmio di gas in Europa saranno “cruciali” quest’inverno per mantenere le scorte a livelli sufficienti nel caso di un taglio totale del gas russo e di una “ondata di freddo tardiva“.
Secondo le proiezioni dell’Aie, un calo invernale della domanda europea di gas di circa il 9% rispetto alla media degli ultimi cinque anni “sarebbe necessaria per mantenere questi livelli di stock al di sopra del 25%” in caso di minori afflussi di GNL. Inoltre, la domanda europea di gas dovrebbe diminuire del 13% rispetto alla media quinquennale “per mantenere i livelli di stoccaggio al di sopra del 33%” in caso di bassi afflussi di GNL.