Il meccanismo anti-CO2 dell’UE funziona. Il costo dei certificati di emissione aumenta, secondo la logica del ‘chi inquina paga’, e il sistema di compravendita delle quote di produzione di CO2 in atmosfera fa sì che sprigionare in atmosfera uno dei principali responsabili del surriscaldamento del pianeta sia sempre meno conveniente. “Il prezzo delle quote di emissione negoziate sul sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue è aumentato da meno di 10 euro per tonnellata di carbonio a oltre 90 euro dall’inizio del 2018”, rileva la Banca centrale europea in uno studio sull’andamento dei listini nello speciale mercato. L’azione comunitaria produce i suoi frutti, e ha conosciuto un’accelerazione a partire dal 2018, momento dell’introduzione della revisione della Direttiva europea sull’Ets, che definisce il quadro per il quarto periodo di scambio, dal 2021 al 2030. Questa mossa, a detta degli analisti della Bce, “sembra aver rafforzato la credibilità del regime”.
È comunque dallo scorso anno che il rialzo del prezzo dei permessi di emissione ha registrato l’impennata più sostanziosa. Almeno tre i fattori dietro questa dinamica. In primo luogo il clima particolarmente freddo in Europa all’inizio del 2021, che ha causato un aumento della domanda di energia. Questo, spiega il documento, si traduce nel breve termine in una maggiore domanda di energia, che a sua volta produce un aumento della domanda di certificati di emissione e quindi un aumento dei prezzi. Secondo fattore che ha influenzato al rialzo il costo dei permessi, l’annuncio del pacchetto di proposte legislative ‘Fit for 55’ della Commissione europea, che “ha rafforzato il ruolo dell’Ets dell’Ue come principale strumento di de-carbonizzazione dell’Ue”.
In terzo luogo c’è l’intervento sul mercato. Dal 2021 è iniziata la fase che prevede la riduzione progressiva dei diritti di emissione. Anche se, riconoscono gli esperti di Francoforte, “il principale fattore alla base dei più recenti aumenti di prezzo sono i prezzi del gas più elevati, che incoraggiano i produttori di elettricità a passare dal gas a una produzione di energia a carbone a maggiore intensità di CO2, aumentando così la domanda di permessi di emissione di carbonio”.
È questo l’effetto del conflitto in Ucraina, delle sanzioni decretate dall’Ue per rispondere all’aggressione russa, e la volontà di sottrarsi dalle dipendenze energetiche di Mosca. Ci sono tutti elementi dunque fisiologici a spiegare l’aumento del prezzo del carbonio e l’efficacia del mercato Ets europeo. A chi temeva effetti speculativi la Bce offre rassicurazione, almeno per il momento. “Allo stato attuale appaiono scarse le prove tangibili di un forte aumento dell’attività speculativa connessa a potenziali cambiamenti nella struttura del mercato”.