Crowl (Carmignac): “Investiremo per ridurre emissioni di carbonio del 7% l’anno”
"A causa dell'aumento dei prezzi del petrolio e del gas, alcuni fondi sostenibili hanno registrato una sottoperformance nel breve periodo", ha detto a GEA Sandra Crowl, Stewardship Director di Carmignac
Sandra Crowl è Stewardship Director di Carmignac, società di asset management nata in Francia oltre 30 anni fa che gestisce 33 miliardi dei risparmiatori di 15 Paesi. Da anni Carmignac è in prima fila, a livello continentale, nella svolta green della finanza. O meglio, punta proprio sull’accelerazione degli investimenti verso la transizione.
Dottoressa Crowl, la transizione energetica ed ecologica porta con sè comunque notevoli costi. Quale ruolo ha scelto Carmignac per accompagnare imprese e clienti verso l’obiettivo della decarbonizzazione?
Carmignac ha adottato una politica carbon neutral dal 2019 per le proprie emissioni di carbonio, quindi è naturale che ci aspettiamo che le aziende in cui investiamo identifichino le loro emissioni di carbonio, ponendosi solidi obiettivi di riduzione delle emissioni e rendendo i loro processi più green con l’energia rinnovabile. Alcuni Paesi possono effettuare la transizione più velocemente di altri, quindi siamo consapevoli di dover investire in aziende che necessitano di finanziamenti per accelerare la ricerca e lo sviluppo verso soluzioni a basse emissioni di carbonio, una maggiore efficienza energetica e anche verso pratiche più ecologiche come l’impronta di biodiversità, l’economia circolare e le misure antinquinamento, per citarne alcune.
Quale ruolo può avere il risparmio gestito nella transizione? Al di là dei riferimenti legislativi europei, si nota come i fondi cosiddetti sostenibili abbiano risentito meno di un deflusso negli ultimi mesi? Come si spiega?
Gli asset manager hanno la possibilità di indirizzare i flussi verso società che hanno già messo in atto processi industriali e di gestione responsabili e sostenibili, ma soprattutto possono essere gestori attivi del capitale dei loro investitori, votando e impegnandosi con le società per contribuire a influenzare le loro politiche e pratiche ESG per un migliore impatto sull’ambiente e sulla società. L’afflusso di fondi sostenibili negli ultimi 12 mesi non ha mantenuto il ritmo degli ultimi cinque anni. Gli investitori si sono dimostrati reticenti ad assumere maggiori rischi in un contesto di tassi in aumento e anche in vista dell’escalation della guerra tra Russia e Ucraina. A causa dell’aumento dei prezzi del petrolio e del gas, alcuni fondi sostenibili hanno registrato una sottoperformance nel breve periodo. Prevediamo che la situazione si stabilizzerà nel prossimo trimestre, quando i prezzi dell’energia rifletteranno la realtà di forniture energetiche adeguate ad affrontare l’inverno.
Avete notato un’accelerazione verso investimenti in rinnovabili da parte del retail?
L’investitore retail è oggi più consapevole del cambiamento climatico rispetto a qualche anno fa. Hanno prove tangibili ed esperienze personali di fenomeni meteorologici estremi o di altri fenomeni naturali, come l’impatto del cambiamento climatico sul permafrost, sui ghiacciai e sulle temperature delle acque marine e sui loro habitat. Alla luce di ciò, riteniamo che gli investitori retail siano più interessati a investire in soluzioni per una società a basse emissioni di carbonio, che includono altri investimenti oltre alle energie rinnovabili. La recente normativa di modifica della MIFID II, in base alla quale gli investitori retail devono rispondere ai loro consulenti con domande precise sulle loro preferenze in materia di sostenibilità, aumenterà sicuramente la consapevolezza.
Servirebbero incentivi fiscali per agevolare investimenti su rinnovabili ed economia circolare?
Quando si definiva il regolamento sulla finanza sostenibile nel 2018, gli investitori istituzionali, le banche e l’industria hanno suggerito alla Commissione che le autorità nazionali avrebbero potuto fornire agevolazioni fiscali alle aziende per i costi di transizione della ricerca e dello sviluppo. Sebbene i sussidi esistano, le agevolazioni fiscali su larga scala non hanno avuto molto seguito e crediamo anche che, a livello di investitori retail, l’investimento sostenibile debba essere visto come una scelta mainstream e non marginale. Dopotutto, i fondi sostenibili offrono rendimenti esattamente come gli altri fondi non sostenibili e non ci dovrebbe essere una cattiva allocazione delle risorse, laddove si potrebbero fare investimenti diretti per sponsorizzare la transizione invece che attraverso sussidi inefficienti.
Nei prossimi decenni quale può essere il potenziale finanziario di Carmignac lungo il percorso della transizione?
Carmignac ha davanti a sé due opportunità significative. La prima è quella di partecipare, attraverso i propri investimenti, all’allineamento delle proprie attività e dei propri fondi al percorso dell’Accordo di Parigi. Per questo motivo ha messo in atto un quadro di riferimento a partire dal 2024, in cui Carmignac e i suoi fondi di punta (che detengono la maggior parte degli asset) cercheranno di ridurre le emissioni di carbonio in media del 7% all’anno, fissando obiettivi per il 2030 e successivamente ogni cinque anni fino al 2050. In secondo luogo, Carmignac, già investitore attivo in tendenze tematiche secolari, può beneficiare della crescita pluridecennale di temi d’investimento quali l’efficienza energetica nell’edilizia, l’agricoltura e l’alimentazione a basso impatto ambientale, le energie rinnovabili, l’approvvigionamento e lo stoccaggio del carbonio, l’idrogeno e le opzioni energetiche da biomassa.
Si sta per aprire Cop27. Carmignac parteciperà, quali iniziative porta in campo?
Carmignac non parteciperà direttamente alla COP 27, ma seguirà da vicino l’agenda, in particolare le decisioni prese in materia di adattamento e resilienza climatica. Questa è la prossima area di sviluppo significativo in cui la legislazione, l’innovazione e la tecnologia private possono contribuire a imporre standard più efficienti nei settori dell’edilizia, della sostenibilità alimentare, della scarsità d’acqua e delle infrastrutture.
La Bce ha fatto sapere che sosterrà maggiormente gli investimenti green. La strada sembra tracciata… la crisi energetica e la guerra hanno accelerato la svolta green?
La guerra tra Russia e Ucraina ha avuto molteplici effetti. La risposta principale è stata quella di trovare fonti alternative di gas e altre forme di energia all’interno e all’esterno dell’Unione per colmare la carenza a breve termine dovuta alla chiusura del gasdotto Nord Stream I all’inizio di settembre. Sebbene il Green Deal e il piano d’azione dell’UE non siano deragliati, inizialmente potrebbe esserci un rallentamento nei piani di transizione delle centrali energetiche a combustibili fossili nei Paesi che dipendono ancora molto dal carbone. L’Europa è leader nelle installazioni di energia eolica e solare, grazie ai tempi relativamente brevi per la costruzione e l’aumento della capacità, e nel complesso riteniamo che continuerà la crescita esponenziale dei fornitori di energia rinnovabile in Europa, dove continuiamo a investire, nonostante la loro sensibilità ai costi di finanziamento e ai tassi di interesse più elevati.