Dazi, Usa e Cina trattano ancora: si valuta scambio chip-terre rare

Nel primo giorno di negoziati a Londra, Trump autorizza i suoi emissari ad ammorbidire le misure verso Pechino. Lutnick: “Summit fruttuoso”

Cina e Stati Uniti riprenderanno oggi il secondo round di negoziati, dopo una prima giornata relativamente poco significativa e con la dichiarata volontà di consolidare la fragile tregua commerciale raggiunta un mese fa a Ginevra. I colloqui, iniziati nel primo pomeriggio di lunedì, riprenderanno martedì alle 10:00 ora locale presso il celebre palazzo di Lancaster House. Gli scambi commerciali tra le due principali economie sono attentamente monitorati dai mercati. Gli analisti stimano che saranno probabilmente meno produttivi rispetto alla Svizzera, dove Pechino e Washington hanno concordato di ridurre significativamente i rispettivi dazi per 90 giorni. “Ho sentito buone notizie. Le cose stanno andando bene con la Cina. Ma la Cina non è facile“, ha detto il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ai giornalisti a fine giornata. “Vogliamo aprire la Cina e, se non ci riusciremo, probabilmente non faremo alcun gesto” a suo favore, ha aggiunto.

La Cina è rappresentata dal suo vice premier, He Lifang, come a Ginevra, accompagnato dal ministro del Commercio Wang Wentao e dal rappresentante degli Stati Uniti per il commercio internazionale, Li Chenggang. Da parte statunitense, sono presenti tre membri del governo: il segretario al Tesoro Scott Bessent, il segretario al Commercio Howard Lutnick e il rappresentante della Casa Bianca per il commercio Jamieson Greer. Questo incontro fa seguito a una conversazione telefonica di giovedì scorso tra i presidenti degli Stati Uniti e della Cina, una conversazione descritta come “molto positiva” da Donald Trump, mentre Xi Jinping chiedeva alla sua controparte di “raddrizzare la traiettoria della grande nave delle relazioni sino-americane“, secondo la stampa cinese. Questi eventi seguono anche un’improvvisa impennata di tensione la scorsa settimana, quando il presidente degli Stati Uniti ha accusato Pechino di non aver rispettato i termini dell’accordo di de-escalation firmato a Ginevra.

A Ginevra abbiamo concordato di ridurre i nostri dazi e loro hanno accettato di consentire l’esportazione di magneti e terre rare di cui abbiamo bisogno”, ha sottolineato Kevin Hasset, principale consigliere economico di Trump, alla CNBC. Tuttavia, secondo lui, sebbene la Cina abbia autorizzato queste esportazioni, “lo ha fatto a un ritmo molto più lento di quello che le aziende considerano ottimale”. La partita si gioca sostanzialmente su due tavoli. Quello di minerali e magneti delle terre rare, di cui i cinesi estraggono il 69% del totale mondiale e che sono cruciali per l’automotive americano, industria aerospaziale e semiconduttori. E quello di microchip e software ad altissima tecnologia, vitale per l’Intelligenza Artificiale e lo sviluppo digitale di Pechino. Secondo Kathleen Brooks, direttrice della ricerca di XTB, “gli Stati Uniti vogliono ripristinare” il ritmo delle spedizioni di questi metalli strategici, che è rallentato da quando Donald Trump ha lanciato la sua guerra commerciale all’inizio di aprile.

Quanto alla Cina, vorrebbe che “gli Stati Uniti riconsiderassero le restrizioni all’immigrazione degli studenti, le limitazioni all’accesso alle tecnologie avanzate, in particolare ai microprocessori, e facilitassero l’accesso dei fornitori di tecnologia cinesi ai consumatori americani”, ha aggiunto. Alla domanda sulla possibilità di revocare alcuni controlli sulle esportazioni, Trump ha risposto in modo vago: “vedremo”. Per Hassett, l’obiettivo è “una franca e decisa stretta di mano“, dopo la quale “i controlli sulle esportazioni statunitensi saranno revocati e le terre rare (dalla Cina, ndr) arriveranno in quantità“. In Svizzera, Washington ha accettato di ridurre i dazi sui prodotti cinesi dal 145% al ​​30%, in cambio di una mossa analoga da parte di Pechino, dal 125% al ​​10% sui prodotti americani, per 90 giorni. Ma il danno è già concreto, con un calo del 12,7% delle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti a maggio rispetto ad aprile, secondo le statistiche ufficiali. Mentre si impegna a normalizzare le relazioni con Washington, il governo cinese ha avviato discussioni con gli altri partner per formare un fronte comune contro gli Stati Uniti, guidati da Giappone e Corea del Sud, ma anche dal Canada, con cui i rapporti bilaterali sono tesi. Pechino ha anche proposto un “canale verde” all’Unione Europea per facilitare le esportazioni di terre rare verso il blocco, in vista del vertice di luglio tra UE e Cina.