Dazi, Poste Usa: stop a pacchi da Cina e Hong Kong. Poi dietrofront. Ue pronta a colpire Big Tech

Attesa prossimamente una telefonata tra il presidente Usa e Xi. Ue valuta misure su e-commerce da Paesi terzi per pacchi dannosi

Nella guerra sui dazi tra
Washington e Pechino si aggiunge un altro tassello: il Servizio postale degli Stati Uniti (Usps) ha prima annunciato che avrebbe sospeso la spedizione di pacchi internazionali dalla Cina e da Hong Kong. Poi, a distanza di poche ore, ha corretto il tiro, riaprendo un servizio molto utilizzato dai venditori online cinesi: “Stiamo lavorando a stretto contatto con le autorità del confine per attuare un efficiente meccanismo di riscossione delle nuove tariffe cinesi così da garantire il minimo disturbo nella consegna dei pacchi”, hanno spiegato le poste americane.  In mattinata, uno stringato comunicato dell’Usps spiegava che il servizio in entrata è sospeso “temporaneamente” mentre la consegna delle lettere proseguirà regolarmente. Una mossa che Pechino aveva bollato come ‘irragionevole’ e che rischiava di avere gravi ripercussioni sui giganti dell’e-commerce come Temu e Shein. “Esortiamo gli Stati Uniti a smettere di politicizzare e strumentalizzare le questioni commerciali ed economiche” e di “sopprimere irragionevolmente le aziende cinesi“, aveva affermato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Lin Jian. Ciononostante, pur esprimendo la “profonda insoddisfazione” di Pechino per le misure adottate dagli Stati Uniti, ha comunque chiesto un “dialogo” per cercare di porre fine alla crisi. Ma subito dopo un “nuovo avviso” delle poste americane ha ripristinato tutto allo stato precedente.

La disputa sulla posta è scoppiata dopo che Washington ha imposto ulteriori dazi del 10 percento su tutte le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti, scatenando una nuova guerra commerciale tra i due pesi massimi dell’economia mondiale. Pechino ha risposto immediatamente annunciando tariffe su una serie di prodotti statunitensi, dal petrolio greggio ai macchinari agricoli. La Cina ha inoltre annunciato nuove restrizioni all’esportazione di metalli e metalloidi essenziali, utilizzati in settori che spaziano dall’estrazione mineraria all’industria aerospaziale. “Le misure adottate dalla Cina sono un’azione necessaria per difendere i suoi legittimi diritti e interessi”, ha affermato il portavoce della diplomazia cinese.

Nell’ambito delle sue misure commerciali, motivate dalla necessità di frenare il traffico di droga verso gli Stati Uniti, il presidente Donald Trump ha anche annunciato la fine dell’esenzione dai dazi doganali per i pacchi di valore inferiore a 800 dollari, in vigore fino ad ora. Ciò ha ampiamente favorito le piattaforme online fondate in Cina, come i giganti Shein e Temu. In una dichiarazione rilasciata la scorsa settimana, l’U.S. Customs and Border Protection ha affermato che il valore dei pacchi che beneficiano di questa esenzione ammonterà a oltre 1,36 miliardi di dollari nel 2024. Tuttavia, Washington ritiene che questa esenzione complichi l’applicazione negli Stati Uniti dei requisiti relativi alla salute, alla sicurezza o alla proprietà intellettuale. L’annullamento di questa esenzione potrebbe rappresentare un duro colpo per piattaforme molto popolari come Shein o Temu, che vendono prodotti a prezzi stracciati. Ma avrà solo un impatto limitato sul deficit commerciale degli Stati Uniti con Pechino, che raggiungerà quasi 300 miliardi di dollari nel 2024, secondo i dati pubblicati oggi dal Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti. In totale, il deficit commerciale degli Stati Uniti ammonta a 920 miliardi di dollari, con oltre l’80% concentrato tra Cina, Messico, Canada e Unione Europea (UE), tutti presi di mira o minacciati di dazi doganali nei giorni scorsi da Donald Trump. Tuttavia, il futuro resta incerto “a causa della natura capricciosa della politica tariffaria dell’amministrazione Trump”, ha affermato in una nota un analista di Oxford Economics. Potrebbero essere interessati anche altri gruppi non cinesi, come il colosso americano Amazon.