Gay (Confindustria Piemonte): “Sì a decarbonizzazione, ma serve politica industriale che renda tempi raggiungibili”

La visione è chiara: pianificazione e strategia per riuscire a perseguire i target ESG senza mettere in difficoltà le eccellenze del territorio

Se sul raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione “siamo d’accordissimo”, è impossibile pensare di arrivarci “in maniera arbitraria, senza una politica industriale”. La visione di Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte, è molto chiara: pianificazione e strategia per riuscire a perseguire i target ESG senza mettere in difficoltà le eccellenze del territorio, tenendo conto delle ragioni economiche e sociali.

Sostenibilità ambientale, economica e sociale. Come possono sposarsi questi tre ambiti per non penalizzare le imprese italiane?

“Ambiente, impatto sociale e governance sono centrali per avere un effetto positivo nelle nostre aziende. Questo però deve sposarsi e crescere con le ragioni economiche e sociali. Quindi scelte arbitrarie come quelle fatte nella prima ora sull’endotermico non tengono conto degli impatti non solo industriali ed economici ma anche sociali che possono seguire. Oggi piccole modifiche sono state fatte. Noi siamo un territorio che sull’attenzione alla sostenibilità, sul riciclo, sulla capacità di essere sostenibili a 360 gradi abbiamo fatto, stiamo facendo e faremo tanto. E’ un trend italiano su cui le industrie si distinguono. E’ sicuro che bisogna tenere chiaro l’obiettivo che condividiamo tutti, ma trovare un metodo che sia sostenibile anche dal punto di vista economico. Non stiamo guardando da lontano una cosa che non siamo in grado di cogliere. Stiamo guardando da vicino una cosa che stiamo già cogliendo, ma questo non può non tenere conto di una tradizione industriale e di una leadership culturale di competenze, di capacità di competere sul mercato”.

Dopo gli anni della pandemia e degli shock energetici causati dalla guerra in Ucraina le imprese sono più restie a proseguire sugli obiettivi di decarbonizzazione?

“Sul raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione noi siamo non d’accordo, d’accordissimo. Ma questa non può essere compiuta in maniera arbitraria e senza una politica industriale a discapito di quelle che sono le competenze e la capacità produttiva industriale di un territorio. Dovrebbe andare ad arricchire e trasformare e fare un percorso positivo, non a togliere con scelte arbitrarie. Perché poi i danni economici e sociali hanno un impatto che non è sostenibile”.

E quindi, cosa bisognerebbe fare? Rallentare sulle tempistiche?

“Sicuramente bisogna ragionare sui tempi, è importante. Ma è ancora più importante ragionare su una politica industriale che renda i tempi raggiungibili e che sia di consolidamento e coesione, non di separazione”.

Come presidente esecutivo di Digital Magics ha a che fare quotidianamente con startup. In questo ambito, soprattutto fra i più giovani, c’è un cambio di passo in tema di sostenibilità?

“I nuovi imprenditori ce l’hanno nel Dna. A volte devi fargli notare che stanno avendo un impatto positivo, perché per loro è l’unica maniera di fare impresa”.

E per le ‘vecchie’ generazioni di imprenditori? Anche per loro la sostenibilità e la necessità di decarbonizzare sono ormai interiorizzate o sono più una strategia di comunicazione?

“Sicuramente la partenza è stata portata dalla necessità, se no diremmo una cosa non vera. Poi credo che tutti quelli che sono partiti in questo percorso, e io come azienda ho fatto lo stesso, hanno scoperto che in realtà avevano già ottimi punti di forza. E quindi da lì è diventata una parte della crescita industriale che stiamo sostenendo. Probabilmente la partenza è stata molto stimolata, ma oggi credo sia molto consapevole. Ormai lo riteniamo una parte del nostro fare impresa. E’ stato interiorizzato anche in virtù di una evoluzione culturale dei manager, degli imprenditori, di cambi generazionali all’interno dei vertici delle aziende. La contaminazione positiva sta dando i suoi effetti. E’ un processo culturale che è iniziato, è stato interiorizzato ed è diventato parte del fare”.

A dare una spinta a decarbonizzazione e sostenibilità c’è anche il Pnrr. La situazione, però, è complessa al momento…

“Credo che oggi sia fondamentale parlare di come reindirizzare le risorse verso quegli investimenti e quelle attività che sono più velocemente realizzabili e con un impatto e un ritorno sull’investimento maggiore. Questo è quello che c’è da fare. Credo che il Governo stia lavorando molto intensamente in questa direzione. Il richiamo all’urgenza è un richiamo positivo, perché questo percorso si deve portare dietro le riforme che aspettiamo da 20-30 anni e che non si facevano perché non c’erano le risorse. Oggi le risorse ci sono e si devono fare le riforme che sono parte integrante del Pnrr italiano”.

Guardiamo in prospettiva. Oggi ci sono le risorse del Pnrr, e quando saranno finite?

“Si chiama NextGenerationEU: il nome ha sostanza. Se quello che facciamo, anche il reindirizzamento e la riorganizzazione, ha una strategia, allora saranno investimenti e non ci sarà il tema di cosa faremo quando finirà il Pnrr perché le aziende ne avranno beneficio, la società ne avrà beneficio e il Paese ne avrà un beneficio. Non parlo di tempi, perché allungarli lo trovo secondario se non c’è una strategia. Come ogni buon investimento, darà i suoi ritorni nel tempo e sarà un volano per la creazione del futuro”.