Il granchio blu da emergenza diventa una risorsa: l’Emilia Romagna avvia l’export negli Usa

E' partito il primo carico di 15,75 tonnellate di crostacei semilavorati diretto a Miami, in Florida, dove è altissima la richiesta da parte dei consumatori

Al via la commercializzazione negli Usa del granchio blu pescato in Emilia-Romagna. E’ infatti partito ed è attualmente in viaggio verso le coste della Florida, destinazione Miami, il primo container, carico di 15,75 tonnellate di crostacei semilavorati. Lo rende noto la Regione. Pescati dalle imprese ittiche della Sacca di Goro, del territorio di Comacchio e nel Delta del Po, potranno essere venduti nel Paese di cui è originaria – e molto richiesta dai consumatori – questa specie alloctona che tanti danni sta creando agli allevamenti di vongole e novellame, minando il delicato equilibrio ambientale dell’area del Delta.

Regista dell’operazione la società di Rimini Mariscadoras, una start up tutta al femminile, nata nel 2021 e ideatrice del progetto ‘Blueat – La Pescheria Sostenibile’, per promuovere l’utilizzo alimentare e gastronomico delle specie aliene marine invasive, a partire appunto dal granchio blu, tra le più dannose attualmente presenti nel Mediterraneo, a causa della sua voracità e assenza di predatori naturali.

Da qui l’accordo di collaborazione dell’azienda riminese con un’azienda di trasformazione di Mestre per la lavorazione e la trasformazione dei granchi in polpa e sughi, che stanno approdando sul mercato domestico ed estero.

“Questa prima spedizione di quasi 16 tonnellate di granchio blu, è la dimostrazione concreta che ci sono le condizioni per provare a creare una filiera in grado di fornire prodotto semilavorato di qualità e una redditività anche alle nostre imprese ittiche”, commenta l’assessore regionale all’Agricoltura e pesca Alessio Mammi. Un obiettivo, dice, su cui “siamo fortemente impegnati: trasformare quella che attualmente è un’emergenza in una possibile opportunità”.

E per farlo si sta lavorando in più direzioni, in stretta collaborazione con il mondo della pesca e dell’acquacoltura. Un primo passo è stata l’autorizzazione alla cattura, al prelievo e alla commercializzazione, “ma questo non basta”, avverte Mammi. Non tutto il prodotto, infatti, ha le caratteristiche per essere venduto, mentre i danni che questa specie sta provocando a un intero settore pongono in primo piano il tema degli indennizzi, oltre a quello dello smaltimento del prodotto non adatto alla vendita. “Ne parleremo proprio nei prossimi giorni con i pescatori e acquacoltori di Goro e Comacchio, assieme ai sindaci, per fare il punto della situazione”, dice l’assessore. L’incontro è previsto il 21 agosto.

L’obiettivo è fare il punto sulle diverse questioni aperte e già oggetto di un documento, condiviso con Veneto e Friuli Venezia Giulia e inviato al Governo. Dalla richiesta di maggiori indennizzi al Governo in tempi rapidi, all’eventuale dichiarazione dello stato di calamità, passando per l’approvazione di un piano nazionale per il controllo e la riduzione numerica della specie aliena.