Le esportazioni di grano ripartiranno dall’Ucraina “già questa settimana“, nonostante sabato l’esercito russo abbia lanciato dei missili sul porto di Odessa. “Ci aspettiamo che l’accordo inizi a funzionare nei prossimi giorni e che venga presto istituito un centro di coordinamento a Istanbul“, spiega il ministro ucraino delle Infrastrutture, Oleksander Kubrakov.
Il principale ostacolo alla ripresa delle esportazioni è il rischio di bombardamenti russi. Mosca però giustifica gli attacchi come mirati ai soli obiettivi militari (una nave da guerra e i rifornimenti missilistici inviati dagli Stati Uniti e stoccati nel porto). Il bombardamento, rivendica il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, “non è assolutamente legato alle infrastrutture utilizzate per l’attuazione dell’accordo sull’esportazione di cereali” che, assicura, “non sarà ostacolata“. Il ministro ucraino alle Infrastrutture, Oleksander Kubrakov, invita i garanti dell’accordo, la Turchia e le Nazioni Unite, a vigilare sulla sicurezza dei convogli ucraini. “Se le parti non garantiscono la sicurezza, l’operazione non funzionerà“, avverte. Il suo vice, Yuri Vaskov, fa sapere che il porto sudoccidentale di Chornomorsk sarà il primo a funzionare per le esportazioni, seguito da Odessa e poi da Pivdenny.
L’accordo firmato venerdì a Istanbul tra Mosca e Kiev, sotto l’egida dell’Onu, prevede corridoi di navigazione sicuri per la circolazione delle navi mercantili nel Mar Nero. Dovrebbe consentire l’esportazione di 20-25 milioni di tonnellate di grano bloccate in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa del 24 febbraio e facilitare le esportazioni agricole russe, riducendo così il rischio di una crisi alimentare nel mondo. Il 90% delle esportazioni ucraine di grano, mais e girasole avveniva via mare, soprattutto attraverso Odessa, il principale porto ucraino sul Mar Nero, che rappresentava il 60% dell’attività portuale del Paese. L’Ucraina e la Russia rappresentano circa il 30% delle esportazioni mondiali di grano e la guerra ha portato a un’impennata dei prezzi che ha colpito in modo particolare il continente africano.
Intanto, il capo della diplomazia russa, Sergei Lavrov, è impegnato in un tour africano per rassicurare i Paesi fortemente dipendenti dal grano ucraino: “Nulla negli impegni presi dalla Russia, in particolare nel quadro degli accordi firmati il 22 luglio a Istanbul – insiste, parlando in conferenza stampa in Congo – ci vieterebbe di continuare l’operazione militare speciale, distruggendo le infrastrutture militari ucraine“.