Prima l’emergenza Covid e ora la guerra. Già l’inflazione italiana e il caro prezzi sull’energia avevano fatto correre ai ripari il governo. Ora la Fao conferma l’impennata mondiale dei prezzi dei prodotti alimentari. Mai erano stati raggiunti livelli così alti. A spingere gli indicatori – soprattutto su cereali di base e olii vegetali – sono state le ripercussioni dell’invasione russa in Ucraina. Secondo l’organizzazione Onu per l’Alimentazione e l’agricoltura, a marzo l’indice generale dei prezzi dei prodotti alimentari si è attestato su una media di 159,3 punti, ovvero +12,6% rispetto a febbraio, mese in cui era già stato raggiunto il massimo livello dalla creazione dell’indice, nel 1990. L’indice rileva le variazioni mensili dei prezzi internazionali di un paniere di prodotti alimentari diffusamente commercializzati. L’ultimo livello è stato più alto del 33,6 percento rispetto a marzo 2021. A marzo l’indice relativo ai cerali ha superato del 17,1% quello di febbraio, sotto la spinta dei prezzi del grano e dei cereali secondari, causata principalmente dalla guerra. Federazione Russa e Ucraina, insieme, hanno rappresentato negli ultimi tre anni circa il 30% e il 20% delle esportazioni mondiali di grano e mais. E secondo la Fao, lo scorso mese i prezzi mondiali del grano sono schizzati del 19,7% e quelli del mais del 19,1%, raggiungendo un livello record, insieme a quelli dell’orzo e del sorgo.
Come già anticipato dalle associazioni italiane dei consumatori, anche i prezzi degli olii vegetali hanno subito un’impennata. L’indice Fao segna un +23,2% a causa dell’innalzamento delle quotazioni dell’olio di semi di girasole, di cui l’Ucraina è il principale esportatore mondiale. Indicatori verso l’alto anche per quanto riguarda olio di palma, soia e colza (sia per gli aumenti sull’olio di semi sia per quelli del petrolio greggio).
Considerando il tradizionale carrello della spesa italiano, la Fao ha fatto risuonare il campanello dell’allarme anche sui prezzi dei latticini (+2,6% tra febbraio e marzo), zucchero (+6,7%), e carne (+4,8%), che ha raggiunto un dato record per la carenza di suini da macello in Europa occidentale.
La Fao ha anche pubblicato il nuovo ‘Bollettino sull’offerta e la domanda dei cereali’, che include la previsione di una produzione mondiale di grano nel 2022 pari a 784 milioni di tonnellate, ossia l’1,1 percento in più rispetto al 2021. Tale stima tiene conto di un previsto mancato raccolto su almeno il 20 percento delle aree coltivate in Ucraina, in particolare il frumento autunnale, a causa di distruzione diretta, accesso limitato o mancanza di risorse per fare il raccolto. Nel bollettino si stima per il 2022 una produzione cerealicola mondiale di 2799 milioni di tonnellate, in leggero aumento rispetto al 2020. Per le scorte mondiali a fine 2022 è previsto un +2,4% rispetto ai livelli iniziali, soprattutto per le maggiori riserve di grano e mais in Russia e Ucraina a seguito di una previsione di esportazioni in calo.