Un anno fa, a due mesi dallo scoppio della guerra in Ucraina, c’era il timore di imminenti attacchi chimici russi su Odessa e l’Onu chiedeva una tregua immediata a Mariupol. Il gas, che continuava ad arrivare in Europa dai gasdotti russi, era scambiato a 75 euro/Mwh, mentre il petrolio viaggiava spedito ben sopra i 100 dollari al barile. In Europa, poi, i tassi d’interesse erano a zero. Un anno dopo i prezzi energetici sono crollati, mentre hanno preso il volo le commodities agro-alimentari, con il costo del denaro che negli Usa è salito al 5% mentre da noi attualmente è al 3,5%.
Partendo proprio dall’energia colpisce il -20% delle quotazioni dei greggi, nonostante l’Opec+ abbia deciso di ridurre la produzione negli ultimi mesi anche con la domanda che invece dovrebbe arrivare al record storico nel 2023 sostenuta dalla riapertura della Cina dopo i blocchi legati al Covid. Il Ttf olandese invece, che ha fatto tremare l’Europa quando si inerpicò a 348 euro/Mwh, precipita di quasi il 60% perché il Vecchio Continente ha drasticamente ridotto (quasi 20%) il consumo di gas e si sta dotando di numerosi rigassificatori per non dipendere più dalla Russia eliminando dunque l’allarme sulla carenza di metano. Fra le principali commodities energetiche non ce n’è una che non costi meno rispetto a un anno fa.
Nel campo dei metalli troviamo l’oro che è salito oltre i 2000 dollari l’oncia, seguendo l’ipotesi di uno stop della politica restrittiva ad opera della Federal Reserve. Negli ultimi giorni il metallo giallo è sceso sotto quota 2000, rispetto a un anno fa tuttavia il prezzo è cresciuto del 4,5%. Più alto il rincaro dell’argento, utilizzato nel mondo industriale e nel campo della transizione energetica, ora superiore al 6%. Poi quasi tutti segni meno: -10,4% il rame e -64% il litio, due metalli molto richiesti per le auto elettriche che stentano a sbranare il mercato. Non a caso il platino, +20%, è richiesto per la sua funziona anti-emissioni nelle marmitte dei veicoli sempre meno inquinanti ma a motore endotermico. L’acciaio, infine, segna -25%.
Nel mondo agricolo ci sono i rialzi annuali maggiori: la patata, cresciuta di oltre il 70% tra deficit produttivi legati a rincari energetici e siccità, è la commodity che ha messo a segno il rialzo più alto tra tutte le commodities. Segue il succo d’arancia, +53%, lo zucchero (+31,8%) molto usato anche nella produzione di carburanti vegetali e il cacao col suo +31%. Male invece legno (meno 60%), latte (-23%) e burro (-34,5%) e perfino il grano (-38%) al centro di numerose trattative internazionali legate alla guerra russo-ucraina. Nel mondo alimentare colpisce il forte rialzo dei bovini vivi (+26,6%) e del salmone (+22%), mentre sono in netto calo le uova americane (-29%) e il pollame (-17%).
Sul fronte industriale sprofonda l’urea (-66%) in seguito alla diminuzione del prezzo del gas, mentre vola il molibdeno (+59%) per la forte domanda da parte della siderurgia cinese che ha creato un deficit di offerta. Giù anche il palladio (-26%) sempre più sostituito dal platino. In ribasso anche alluminio (-23%) e nichel (-26%), quest’ultimo frenato per ora dalla lentezza di diffusione delle auto elettriche.
Complessivamente, secondo PricePedia, l’indice totale commodity evidenzia una caduta dei prezzi annuale del 14%. E per il 2024 si prevede una diminuzione annua dei prezzi pari al -5%. In particolare quello delle materie prime energetiche registra una caduta del -21% e quello dei prezzi degli industriali segnala un -12 per cento.