Secondo il think tank Bruegel dall’inizio della crisi energetica nel settembre 2021 sono stati stanziati e stanziati in tutti i Paesi europei 758 miliardi di euro per proteggere i consumatori dall’aumento dei costi energetici. In particolare sono 646 i miliardi spesi nella Ue di cui 265 miliardi stanziati dalla sola Germania, poi 103 miliardi nel Regno Unito e 8,1 miliardi di euro in Norvegia. Nonostante questa mega spesa, il Pil di Berlino evita la recessione tecnicamente ma rimane fermo nel terzo trimestre. Da gennaio a febbraio 2023 invece il Pil italiano è salito dello 0,5 per cento (+1,8% annuale), così come quello spagnolo, battendo le stime degli analisti e registrando le migliori performance continentali. Complessivamente l’economia nell’eurozona è aumentata dello 0,1% trimestrale e dell’1,3% annuale, sotto comunque le attese. L’aumento dei prezzi al consumo dovuto all’aumento del costo dell’energia e del cibo, insieme al ritmo più rapido di inasprimento delle politiche da parte della Banca centrale europea in oltre 20 anni e l’indebolimento della fiducia hanno messo a dura prova l’economia del vecchio continente.
E tra le maggiori economie dell’Eurozona, la Germania non ha registrato alcuna crescita, smentendo in negativo le stime degli analisti. La locomotiva europea sembra diventato in realtà il malato d’Europa dopo aver perso certezze ventennali, come l’afflusso di gas dalla Russia comodo via tubo a basso costo e le esportazioni verso la Cina, rimasta invece bloccata dai blocchi legati al Covid. A questo si aggiungono le politiche climatiche aggressive americane e cinesi, basate su numerosi incentivi, che stanno spingendo grandi gruppi – dall’auto alla chimica- a trasferire la produzione negli Usa o in Asia. Secondo Deutsche Bank il Pil tedesco rimarrà a zero per tutto l’anno: “Continuiamo ad aspettarci una ripresa superficiale, frenata dall’inflazione elevata, dalla prevista recessione statunitense nel secondo semestre e dal maggiore impatto dei recenti e ulteriori aumenti dei tassi (prevediamo che il tasso sui depositi terminali della Bce al 3,75%)”, afferma l’istituto teutonico. “Nonostante alcuni previsori abbiano recentemente revocato le loro richieste per la crescita del Pil nel 2023 (con molti che non hanno disegnato una recessione negli Stati Uniti), manteniamo la nostra richiesta dello 0% per l’anno 2023”.
Altra musica in Italia. Le bollette del gas sono scese – almeno nel mercato tutelato – del 13,4% a marzo, dopo i cali registrati per i consumi dei mesi di gennaio (-34,2%) e febbraio (-13%), inoltre il fatturato dell’industria è tornato a salire a febbraio anche in volume. “L’economia italiana cresce oltre le stime previste e sprona il nostro Governo a far ancora di più per sostenere chi produce ricchezza nella nostra Nazione – scrive sui social la premier, Giorgia Meloni – Questi dati ne sono la dimostrazione: le nostre imprese, quando messe nella condizione di sprigionare tutto il loro potenziale, sanno fare la differenza rendendo l’Italia forte e competitiva e favorendo il benessere di tutti gli italiani”. Tuttavia per Paolo Mameli, senior economist della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, il principale contributo al valore aggiunto dovrebbe “essere venuto dalle costruzioni (mentre pensiamo che l’industria in senso stretto sia risultata poco variata) e, dal lato della domanda, il maggior apporto potrebbe essere giunto dal commercio estero, in un contesto di aumento delle esportazioni e calo dell’import. Il contributo della domanda interna al netto delle scorte dovrebbe a nostro avviso risultare contenuto, e guidato dagli investimenti (in particolare in costruzioni), mentre riteniamo improbabile che siano cresciuti i consumi delle famiglie”. Ora, continua Mameli, “in prospettiva, dopo aver beneficiato del crollo dei prezzi dell’energia, con il passare del tempo l’economia potrebbe risentire maggiormente dell’aumento dei tassi d’interesse, il cui impatto potrebbe essere amplificato dal fatto che il settore immobiliare sembra essere stato il principale motore di crescita a inizio 2023 (come è stato nella maggior parte del periodo post-pandemico). È probabile un rallentamento su base congiunturale del PIL a partire dal trimestre in corso, dopo l’ampia sorpresa positiva d’inizio anno, ma le indagini rimangono coerenti con un’espansione economica di 0,2/0,3% trimestre su trimestre” da marzo a settembre, il che significa che il PIL italiano potrebbe crescere di almeno l’1% quest’anno, con rischi verso l’alto”.