“Se la Russia dovesse chiudere completamente la fornitura di gas, la crescita si interromperebbe“. Lo annuncia Bankitalia nel terzo bollettino economico dell’anno.
Nel rapporto sono stati presi in considerazione due possibili scenari:
- L’estensione del conflitto in Ucraina fino alla fine dell’anno in corso senza una totale interruzione delle forniture energetiche dalla Russia. Il risultato ne è stata la previsione di un “aumento del Pil del 3,2 per cento nel 2022, dell’1,3 nel 2023 e dell’1,7 nel 2024”. Mentre per quanto riguarda l’inflazione, “si collocherebbe al 7,8 per cento nella media di quest’anno, per poi scendere progressivamente al 2,0 nel 2024“.
- L’estensione del conflitto in Ucraina fino alla fine dell’anno in corso con una totale interruzione delle forniture energetiche dalla Russia. In questo caso le conseguenze sarebbero ancora più drastiche: “Interruzioni produttive di alcune attività industriali, maggiori rincari delle materie prime, un impatto più forte su incertezza e fiducia e una dinamica più debole della domanda estera”. Al netto di possibili risposte delle politiche economiche, in questo scenario “il Pil aumenterebbe di meno dell’1 per cento nel 2022 e scenderebbe nel prossimo anno di quasi 2 punti percentuali, tornando a espandersi solo nel 2024. L’inflazione sarebbe più alta che nello scenario di base nel prossimo biennio“.
Se per il futuro le prospettive – anche se nella loro incertezza – appaiono molto preoccupanti, al presente i dati diffusi da Bankitalia mostrano un indebolimento globale dell’economia nel secondo trimestre del 2022. “Il ciclo economico – si legge nel bollettino – risente delle ripercussioni della guerra in Ucraina, dell’impatto dell’accresciuta incertezza sugli investimenti privati e dell’erosione del potere d’acquisto delle famiglie dovuta all’inflazione, che a giugno ha superato l’8% sulla spinta degli eccezionali rincari dei beni energetici, che si sono gradualmente trasmessi anche agli alimentari e ai servizi“.