
In attesa di capire l’effetto guerra sui prezzi energetici, di sicuro per ora gli annunci dei dazi non hanno – come si ipotizzava – spinto all’insù l’inflazione. Anzi. A maggio in Italia rallenta ancora, scendendo all’1,6% dall’1,9% registrato ad aprile. Sotto le attese emerse dalla prima lettura dell’Istat. Una flessione che tuttavia appare positiva solo in superficie, ma che nasconde dinamiche preoccupanti per i consumatori, soprattutto in relazione all’andamento dei prezzi dei beni essenziali.
Il rallentamento generale è determinato principalmente dalla diminuzione della crescita dei prezzi degli energetici regolamentati, che passano dal +31,7% di aprile al +29,3%, e da un ulteriore calo dei non regolamentati, che scendono dal -3,4% al -4,3%. Anche gli alimentari non lavorati vedono un rallentamento, passando dal +4,2% al +3,5%, così come alcune tipologie di servizi. A sostenere invece l’inflazione è l’accelerazione dei prezzi degli alimentari lavorati, che salgono dal +2,2% al +2,7%, con un impatto diretto sul cosiddetto “carrello della spesa”, anch’esso in aumento dal +2,6% al +2,7%.
Nel dettaglio, fra gli energetici, ci sono i regolamentati che rallentano per effetto della discesa dei prezzi del gas. Restano invece stabili su base annua i costi dell’elettricità nel mercato tutelato a ben +46,5%. Gli energetici non regolamentati invece accentuano la flessione, complice il calo dei prezzi del gas e dei carburanti, con la benzina che scende del 10,2% e il gasolio per riscaldamento del 10,5%. Tutto bene? No. I prezzi di cibi e bevande analcoliche aumentano del 3,2% su base annua, una dinamica che conferma la tendenza al rialzo già osservata nei mesi precedenti.
Il presidente di Assoutenti, Gabriele Melluso, sottolinea come molti prodotti continuino a risentire della crisi delle materie prime. Il burro rincara del 19,6%, il caffè del 24,7%, il cioccolato del 12% e il cacao del 19,1%. Le uova aumentano del 7,1%. Non sono esenti neanche i prodotti tipicamente estivi: i gelati salgono del 3,4%, il riso del 4,2%, i molluschi freschi del 3,9%, le bevande gassate del 4,1%, l’acqua minerale del 3% e i succhi di frutta del 3,7%. Tra la frutta e la verdura, si segnalano rincari per pesche e nettarine (+5,1%), agrumi (+13,4%), frutta secca (+5,3%) e pomodori (+7,3%). Una tendenza che secondo Melluso è destinata a peggiorare con l’aumento della domanda legato all’estate.
A complicare il quadro, interviene il rischio di una nuova ondata inflattiva innescata dall’aumento del prezzo del petrolio, che potrebbe riflettersi a breve anche sul prezzo dei carburanti e, di conseguenza, sui costi di trasporto e logistica. Preoccupato anche Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, che definisce il calo dell’inflazione una “illusione ottica”, sottolineando come, nonostante il tasso annuo sia sceso e quello mensile abbia registrato un calo dello 0,1%, non vi siano reali vantaggi per i cittadini. Dona evidenzia che il cibo, che si pensava potesse calare dopo i rialzi pasquali, ha invece continuato a salire anche a maggio. Per molte famiglie questo si traduce in un duro colpo: una coppia con due figli si trova a spendere 292 euro in più all’anno per cibo e bevande analcoliche, che salgono a 309 euro considerando anche la cura della casa e della persona. Per una coppia con un figlio, l’aggravio è rispettivamente di 259 e 276 euro. In media, una famiglia spende 202 euro in più all’anno solo per mangiare e bere.
A livello territoriale, infine, l’inflazione più elevata si registra a Bolzano, Napoli e Venezia, tutte al +2,3%, seguite da Padova (+2,2%). I livelli più contenuti si osservano invece a Firenze (+1%), Aosta (+0,9%) e Parma (+0,8%).