Investimenti e politiche per incentivare la ricerca, l’innovazione e la sicurezza. È su queste due direttrici che la space economy spingerà le ambizioni italiane ed europee di ritagliarsi un posto tra i grandi nella corsa allo spazio, come tracciato nel corso dell’evento ‘Space Economy: Definire le regole per sfruttare le opportunità’, organizzato a Roma da Withub, Gea, Eunews e Fondazione Art.49. “Lo spazio può essere a servizio dei cittadini e delle politiche europee, cerchiamo di lavorare perché l’Europa abbia un ruolo fondamentale nell’ambito spaziale“, ha confermato l’Head of Earth observation unit della direzione generale dell’Industria e dello spazio della difesa (Dg Defis) della Commissione Ue, Mauro Facchini.
Le stime mondiali relative al valore della space economy variano in base alle attività che vengono considerate nel sistema del “mercato dello spazio”. Secondo Euroconsult, il valore del mercato spaziale globale è pari a 464 miliardi di dollari nel 2022. Un quadro che vede l’Europa (con 94 miliardi) terza dietro l’Asia (102 miliardi) e il Nord America (131 miliardi). Secondo McKinsey & Company, invece, nel 2023 il valore della space economy è stato pari a 630 miliardi di dollari, di cui 330 miliardi costituiti dalla “spina dorsale” dell’industria aerospaziale (satelliti, lanciatori e servizi come tv broadcast, Gps, materia prima spaziale) e altri 300 miliardi composti da servizi derivati dallo “sfruttamento” dei dati spaziali. Sempre secondo il rapporto McKinsey & Company, nel 2035 il valore della space economy arriverà a 1.790 miliardi di dollari, con una crescita stimata del 9% anno su anno (più del Pil globale).
È per tutte queste ragioni che assumono ancora più importanza le parole del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, in un videomessaggio inviato all’evento organizzato a Roma. “Stiamo fortemente investendo nella Space Economy, entro il 2026 fino a circa 7,3 miliardi di euro, inclusi i contributi Esa, Asi, fondi Pnrr ed europei di altra natura”, è quanto anticipato a proposito della necessità di accesso a finanziamenti mirati ad aziende, collegandoli alla domanda servizi. Di fronte al “moltiplicarsi di attività spaziali non tradizionali, innovare è fondamentale per le sfide future”, ma l’Italia dispone già di una “filiera completa di eccezionale qualità, con aziende che producono valore come innovazione, tecnologia e produzione”. Per questo, “nella precedente legge di bilancio era prevista una dotazione iniziale di 320 milioni per sostenere la space economy”, che “rappresenterà una tappa intermedia importante e significativa con la legge organica sullo spazio che porteremo all’approvazione parlamentare nei prossimi mesi. E comunque l’iter si concluderà necessariamente prima della sessione di bilancio“. Nel suo intervento il ministro Urso ha infine sottolineato che “lo spazio è cruciale per la sicurezza e la difesa, è fonte di progresso tecnologico e scientifico per le imprese e la collettività”, e in questo senso “l’economia è strettamente connessa alle attività spaziali”.
Tra le aziende del settore, solo il 10% opera strettamente nel segmento spaziale, mentre il 90% lavora in altri settori collegati come quello dell’aviazione (46%), dell’industria metalmeccanica (44%), dell’ICT e dell’elettronica (41%) e dell’automotive (34%), secondo un’analisi condotta dall’Osservatorio Space Economy del Politecnico di Milano in collaborazione con il Cluster Tecnologico Nazionale Aerospazio. Sempre secondo il Politecnico di Milano, i progetti implementati o in fase di sviluppo dalle aziende end user, cioè quelle che hanno a che fare con i consumatori, riguardano per la maggioranza l’osservazione della Terra (57%), per il 27% la navigazione satellitare e solo per il 16% la comunicazione satellitare. Il trend di crescita “è evidente” e nei prossimi anni “sarà spinto anche dagli investimenti privati oltre a quelli istituzionali”, ma si può fare molto di più, avverte il responsabile per la Coordination Strategic Area New Space Economy dell’Agenzia spaziale italiana (Asi), Augusto Cramarossa: “Lo spazio nell’economia globale rappresenta solo lo 0,5%, il numero è piccolissimo rispetto all’economia complessiva”. Ma in questo quadro sarà decisiva la cooperazione tra le politiche e gli investimenti nazionali ed europei. “Quello che succederà nel 2028-2035” con il nuovo Quadro finanziario pluriennale (Qfp) “si deciderà oggi”, ha precisato Facchini, anticipando l’impegno in corso a Bruxelles sul piano legislativo: “Per ridurre le dipendenze, servono materie prime, lanciatori e mantenimento della capacità tecnologica” e con questo obiettivo “stiamo lavorando a una legge spaziale per regolamentare aspetti di protezione, sicurezza e sostenibilità – inclusi i detriti spaziali – dell’ambito spaziale”.