L’Ocse e il prezzo della guerra: in pericolo sicurezza alimentare

Secondo Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico la crescita annuale del Pil rallenterà drasticamente fino allo 0,5% negli Stati Uniti nel 2023 e a 0,25% nell'area dell'euro

Pagare il prezzo della guerra. È quello che farà, secondo l’Interim Economic Outlook dell’Ocse, tutto il mondo. L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico prevede infatti un rallentamento della crescita globale dal 3% nel 2022 al 2,25% nel 2023, ben al di sotto del ritmo previsto prima della guerra. La crescita annuale del Pil, inoltre, rallenterà drasticamente fino allo 0,5% negli Stati Uniti nel 2023 e a 0,25% nell’area dell’euro, con rischi di calo della produzione in diverse economie europee durante i mesi invernali. Non è da meno l’Italia, con un calo del Pil previsto allo 0,4% (-0,8% rispetto alle previsioni di giugno). Frenata anche per l’inflazione, che dovrebbe diminuire dall’8,2% nel 2022 al 6,6% nel 2023 nelle economie del G20, dal 7,8% al 4,7% in Italia e dall’8,1% al 6,2% nella zona euro.

A influire sulla situazione, ovviamente, l’invasione russa dell’Ucraina che “ha fatto aumentare notevolmente i prezzi dell’energia e dei generi alimentari, aggravando le pressioni inflazionistiche in un momento in cui il costo della vita era già in rapido aumento in tutto il mondo”. E, secondo l’Ocse, “una notevole incertezza circonda le proiezioni. Una carenza di fonti di energia più grave, in particolare per il gas, potrebbe ridurre la crescita in Europa di ulteriori 1,5 punti percentuali nel 2023, con una crescita globale ridotta di mezzo punto percentuale, e aumentare l’inflazione europea di oltre 1,5 punti percentuali”. In questa ottica, per l’Organizzazione “il sostegno fiscale è necessario per contribuire ad attutire l’impatto degli elevati costi energetici sulle famiglie e sulle imprese. Tuttavia, questo dovrebbe essere temporaneo, concentrato sui più vulnerabili, preservare gli incentivi per ridurre il consumo di energia ed essere ritirato quando le pressioni sui prezzi dell’energia diminuiscono”.

Non solo energia, ma anche sicurezza alimentare e clima entrano nelle previsioni Ocse. Perché “le ricadute della guerra rimangono una minaccia per la sicurezza alimentare globale, in particolare se combinate con ulteriori eventi meteorologici estremi derivanti dai cambiamenti climatici. La cooperazione internazionale è necessaria per mantenere aperti i mercati agricoli, affrontare le esigenze di emergenza e rafforzare l’offerta”. E sul clima l’Ocse prevede possibili “tensioni, soprattutto in Europa, tra l’imperativo immediato di adeguarsi alla crisi dell’offerta di gas creata dalla Russia e la necessità di accelerare la transizione verso emissioni nette zero entro il 2050”. Sotto questo profilo, l’Organizzazione precisa che “i governi devono garantire che gli obiettivi di sicurezza energetica e mitigazione dei cambiamenti climatici siano allineati. Gli sforzi per garantire la sicurezza energetica e l’accessibilità a breve termine attraverso il sostegno fiscale, la diversificazione dell’offerta e un minor consumo di energia dovrebbero essere accompagnati da misure politiche più forti per rafforzare gli investimenti nelle tecnologie pulite e nell’efficienza energetica”.