Mosca rientra nell’accordo sul grano. Ripreso il trasporto

Mosca è pronta a uscire nuovamente dall'accordo sulle esportazioni di grano ucraino attraverso il Mar Nero se Kiev "violerà le garanzie" scritte, ha affermato il presidente russo Vladimir Putin

L’esercito russo ha confermato quanto annunciato dal presidente turco Erdogan: è ripreso a mezzogiorno il trasporto dei cereali sul Mar Nero. Mosca ha infatti accettato di rientrare nell’accordo sulle esportazioni di grano ucraine dopo aver ricevuto “garanzie scritte” da Kiev sulla smilitarizzazione del corridoio usato per il trasporto merci. “La Russia ritiene che le garanzie ricevute finora sembrino sufficienti e sta riprendendo l’attuazione dell’accordo“, ha fatto sapere il ministero della Difesa russo in una nota su Telegram.
Mosca aveva sospeso sabato la sua partecipazione all’accordo sul grano dopo che la sua flotta, di stanza nella baia di Sebastopoli, nella regione della Crimea annessa, aveva subito un attacco con droni. Secondo l’esercito russo la responsabilità dell’azione era di Kiev, con l’aiuto di “esperti britannici“, visto che che era stata effettuata in particolare dal corridoio marittimo riservato alle esportazioni ucraine. Una serie di telefonate avvenute nei giorni scorsi tra funzionari russi e turchi, in particolare ieri tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan (garante dell’accordo) e il leader russo Vladimir Putin, e l’intercessione dell’Onu, altro garante, sembrano aver convinto Mosca a rivedere la propria posizione. “Grazie al coinvolgimento di un’organizzazione internazionale, nonché alla cooperazione della Turchia, sono state ottenute dall’Ucraina le necessarie garanzie scritte sul non utilizzo per atti ostili contro la Russia, del corridoio umanitario e dei porti ucraini, designati per l’esportazione di prodotti agricoli“, ha detto l’esercito russo.

Da sabato, le navi mercantili cariche di grano, al centro di una disputa sulla sicurezza alimentare globale, erano rimaste ferme e bloccate nei porti ucraini. I leader occidentali hanno denunciato con forza la sospensione da parte di Mosca dell’accordo firmato a luglio, mentre Kiev, convinta che l’attacco a Sebastopoli sia stato usato come un “falso pretesto“, ha chiesto agli alleati nuove pressioni sul Cremlino affinché “rispettasse nuovamente i suoi impegni“. “Il corridoio del grano ha bisogno di una protezione affidabile a lungo termine“, aveva affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, minacciando Mosca di “una severa risposta globale a qualsiasi misura che interrompa le nostre esportazioni“. La Russia ha risposto lanciando una nuova ondata di massicci attacchi alle infrastrutture critiche ucraine, causando tagli alle forniture di acqua ed elettricità, soprattutto nella capitale. L’operatore ucraino Ukrenergo ha annunciato oggi nuove restrizioni sull’elettricità, mentre il sindaco, Vitali Klitschko, ha promesso di installare un migliaio di “punti di riscaldamento” per i residenti entro l’inverno. Finora, i raid russi hanno danneggiato il 40% degli impianti energetici dell’Ucraina.
Dopo l’intervento dell’Onu, e di Erdogan, questa mattina le esportazioni sono riprese “come prima“. “Dopo il mio colloquio con Putin ieri, le spedizioni di grano riprenderanno da mezzogiorno“, ha annunciato il presidente turco.

Mosca è pronta a uscire nuovamente dall’accordo sulle esportazioni di grano ucraino attraverso il Mar Nero se Kiev “violerà le garanzie” scritte. Lo ha affermato il presidente russo Vladimir Putin in un breve discorso trasmesso in diretta alla televisione russa. “Ho chiesto al ministero della Difesa di riprendere la sua partecipazione all’accordo sul grano. Ma la Russia si riserva il diritto di recedere da questo accordo in caso di violazione di queste garanzie da parte dell’Ucraina“, ha spiegato. “Ma anche se la Russia si ritirasse da questo accordo (…), saremo pronti a fornire l’intero volume di grano che è stato consegnato dal territorio dell’Ucraina ai paesi più poveri“, ha aggiunto spiegando che Mosca non impedirebbe “la fornitura di cereali dall’Ucraina alla Turchia“, giustificando in particolare tale posizione con “la neutralità” di Ankara “nel conflitto” con Kiev e “gli sforzi del presidente Erdogan volti a garantire gli interessi dei Paesi più poveri“.