Non solo auto ma anche aerospazio, digitale e innovazione tecnologica. Il futuro di Torino passa dalle richieste degli industriali, riuniti nell’Assemblea generale 2024, la prima sotto la guida di Marco Gay. Nel binomio industria e innovazione il neo presidente ha fissato i capisaldi del suo mandato, incentrando il suo operato nell’aiutare lo sviluppo economico e sociale della comunità in chiave sostenibile, accompagnando e supportando il tessuto imprenditoriale locale verso le nuove frontiere della competitività. Per cui, da una parte, serve una politica industriale europea sull’automotive, per cercare di risollevare un settore la cui crisi colpisce l’Europa, l’Italia ma soprattutto la città di Torino; dall’altra, bisogna tornare a investire nella ricerca e nell’innovazione. “Proiettare Torino nel futuro non vuol dire abbandonare l’auto. Ma mettere insieme il nostro enorme capitale di conoscenza nel settore con l’innovazione tecnologica in cui ancora possiamo e sappiamo dire molto”, ha ricordato il numero uno degli industriali torinesi.
Di certo, in generale, la crisi dell’automotive non si risolverà mettendo a disposizione incentivi, “salvaguardie temporanee”. Quello che serve, per Gay, è una sorta di ‘mobility act’, sulla falsariga del ‘chips act’ che trovi a Torino il suo centro di ricerca, ingegneria e produzione. Perché “non possiamo pensare a utili politiche di sviluppo che non mettano al centro la produzione e l’industria italiana ed europea, partendo da obiettivi comuni ma con una parola d’ordine: neutralità tecnologica”.
Proprio l’intelligenza industriale, nella visione di Gay, costituisce la risorsa essenziale grazie a cui poter determinare un cambio di passo in ogni ambito produttivo, come dimostrano i risultati di quelle che rappresentano oggi le nuove eccellenze cittadine, dall’aerospaziale al biomedicale, dal digitale alla meccatronica: “Dobbiamo crescere nei settori a più alto valore aggiunto e maggior contenuto di creatività e tecnologia. Crescere nella dimensione delle imprese. Crescere nelle aziende capaci di proiettarsi internazionalmente, ossia di esportare, anche nei servizi”.
E dunque, Torino casa dell’industria. Ma anche capitale dell’innovazione, come ricordato dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, perché “l’industria va sulla strada dell’innovazione” e in questo, il governo “può dare un segnale chiaro al Paese”. E poi, Torino è l’aerospace city italiana, con 450 aziende del settore in tutto il Piemonte che danno lavoro a quasi 35.000 addetti con un output di 8 miliardi. E ancora, l’energy mix che ha casa a Torino, con le sue fonti necessarie per contribuire all’indipendenza energetica del Paese e abbattere il costo dell’energia per le imprese. “Qui a Torino lo sviluppo del nucleare di quarta generazione sta diventando realtà: siamo convinti che sia una strada da percorrere senza indugio”, ha ribadito Gay.
Senza dimenticare, la posizione strategica di Torino, crocevia dell’Italia in Europa. E quindi, per il presidente “parlare di infrastrutture non deve essere un tabù, né dovrebbe essere un terreno di scontro. Tanto meno è accettabile continuare a rimandare decisioni necessarie sulle infrastrutture che servono al Piemonte e a Torino” come metro2, Tav e valici transalpini. “Bisogna agire in modo veloce e con responsabilità”, ha esortato.
Infine, oltre a innovazione, ricerca e infrastrutture, occorrono una burocrazia e una politica fiscale di attrazione “che non ci deprimano rispetto ad altri paesi europei. Vale per il costo del lavoro e più in generale per tutta la tassazione delle imprese“. Per questo, “ci aspettiamo risposte concrete dalla legge di bilancio“. Gli industriali torinesi, infatti, auspicano da parte del governo “il massimo sforzo possibile per sostenere la forza produttiva del Paese”.