Nel 2021 la Doxa ha calcolato che ogni famiglia ha in casa oggetti che non usa per un valore di 1.760 euro. Basterebbe questo per far venire voglia ad ognuno di andare in soffitta o in cantina a recuperare la bicicletta del figlio ormai cresciuto o la vecchia credenza della nonna che ‘la teniamo, non si sa mai’.
A riferire questo dato è Sebastiano Marinaccio, presidente di Mercatino Usato Franchising, progetto imprenditoriale che dal 1995 si è fatto conoscere in tutta Italia. “Se consideriamo anche i corner di Usato Firmato – racconta – contiamo in Italia 260 punti vendita, sparsi un po’ in tutto il Paese”. E il format è in continua evoluzione. Da semplice negozio in cui si portano oggetti e vestiti che non si usano più (dai quali si può ottenere un rimborso che va dal 50% al 70% del prezzo di vendita) a luogo di aggregazione. A Milano ad esempio già un paio di locali hanno un bar annesso, come luogo di aggregazione. “Ma puntiamo anche ad aprire ludoteche o vere e proprie gallerie d’arte” prosegue Marinaccio.
IL CDA, CONSIGLIO DEGLI AFFILIATI
“Amiamo definirci franchising democratico. Ogni idea viene condivisa dal nostro Cda che non sta per consiglio d’amministrazione, ma per consiglio degli affiliati. Tutti i temi più importanti vengono discussi con chi gestisce un negozio di Mercatino Usato”. L’idea è nata a Verona nel 1995; il presidente è appunto Marinaccio, ma i fondatori della rete sono Ettore Sole e Roberta Marchiotto, marito e moglie. “L’idea è nata in maniera semplice – spiega Marinaccio – cioè tutti prima o poi arriviamo ad avere la percezione del valore degli oggetti che abbiamo in casa e che non utilizziamo più”. E così, anziché buttarli via, a Verona ormai 27 anni fa è nato questo business. “È il sistema più vecchio del mondo, quello del baratto, in questo caso si tratta di una compravendita tra privati. Abbiamo testato il modello nel 1990 e 5 anni dopo è nato Mercatino. Abbiamo studiato un software e poi abbiamo trasmesso il nostro know how a tutti quelli che avrebbero poi aperto un negozio affiliato”. E il modello sta funzionando: nel 2022 Mercatino punta a fatturare circa 90 milioni di euro, mentre sono 40 i milioni di euro rimborsati ai venditori (dato medio nazionale annuo).
“Ma non è solo business – specifica Marinaccio – la nostra è una vera e propria azione sociale. Grazie a questi negozi vengono re-immessi in circolo sul territorio oggetti ancora belli e funzionanti il cui valore economico può rappresentare un’entrata aggiuntiva per le famiglie. In base a un’indagine che abbiamo recentemente affidato a Evolvere, è emerso che il denaro guadagnato dalla vendita di oggetti usati viene considerato ‘denaro leggero’ che viene speso nelle vicinanze. In questo modo aiutiamo anche il territorio. La destinazione principale di questo denaro in più, ad esempio, è una cena in pizzeria”.
IL CLIENTE TIPO È DONNA A KM 4
In base a un sondaggio, è emerso che il cliente tipo è principalmente donna (sono i due terzi) e più in generale gli acquirenti sono a km 4, cioè vengono in un negozio in un raggio di 4 km; mentre gli oggetti più venduti sono sostanzialmente abbigliamento e oggettistica. “Come Mercatino – prosegue Migliaccio – siamo stati i primi al mondo a fare una sperimentazione sull’impronta ambientale degli oggetti usati, grazie a uno studio di due università, la Sapienza di Roma e Sant’Anna di Pisa. Ci abbiamo impiegato qualche anno, ma ora riusciamo a certificare in maniera scientifica quanta Co2, ad esempio, si risparmia rimettendo in circolo un oggetto. Ogni singolo prodotto venduto ha infatti una sorta di codice genetico che si trasforma in un codice a barre agganciato al codice fiscale della persona che ha messo in vendita l’oggetto. In pratica quando un oggetto viene venduto, arriva un messaggio alla persona nel quale si spiega quanta Co2 è stata risparmiata con quell’oggetto ritornato in circolo. Ad esempio se si tratta di un divano, si spiegherà che grazie a quello usato non è stato necessario costruirne uno ex novo, con tutto quello che implica. Grazie a una ricerca, accreditata da Enea, riusciamo a calcolare al millesimo il mancato impatto ambientale di un oggetto usato, le polveri sottili Pm2,5 e Pm10 che non vengono immesse nell’atmosfera”.
Mercatino, negli ultimi 6 anni in Italia, ha recuperato 55.328.883 oggetti, l’equivalente di 11.402.561 metri cubi, paragonabili a 1.266 grattacieli di 15 piani, ovvero 142.532 camion che coprono una lunghezza di 2.280 km, praticamente la distanza tra Palermo e Bruxelles. Proprio questo ultimo aspetto ha condotto Legambiente ad approfondire il fenomeno: questi 11.402.561 metri cubi di oggetti venduti in 6 anni equivalgono al volume totale di rifiuti urbani conferiti in discarica nel 2016 in Italia (Fonte: rapporto Ispra 2017).
Un aspetto di carattere ambientale di cui Mercatino va inoltre molto fiero è il mancato ricorso al packaging. “Essendo oggetti usati – spiega Marinaccio – noi non forniamo imballaggi, polistirolo o quant’altro. E anche in questo modo l’ambiente ringrazia”.
ANCHE LE AMMINISTRAZIONI COMUNALI NE BENEFICIANO
“Questa certificazione di mancato impatto ambientale, viene trasmessa oltre che al cliente anche alle rispettive amministrazioni comunali; le quali usano queste informazioni come best practice per redigere ad esempio i bilanci di sostenibilità”. Mercatino inoltre ogni anno si impegna a piantare 5 boschi di Paulonia, un tipo di pianta che cresce velocemente, richiede poca manutenzione e assorbe Co2 dieci volte di più rispetto agli altri alberi. “Ne abbiamo piantati in Puglia, Sardegna, Lazio, Piemonte e Lombardia” spiega Marinaccio.
“In questo caso anche i Comuni dovrebbero fare la loro parte – conclude il presidente di Mercatino Usato – sappiamo che non è possibile pensare a una remunerazione al cittadino che compra oggetti usati, ma dovrebbero contribuire con piantumazioni o servizi. Il nostro sistema di business è 100% economia circolare e ecostenibile, è una rigenerazione economica del riuso e rallenta la desertificazione commerciale nei centri cittadini”.