Uno stand di circa 100 metri quadrati per illustrare le attività e i progetti di numerose divisioni interne su 40 Paesi, tra cui l’Italia. Il gruppo Acciona ha partecipato a Ecomondo, la fiera sulla green economy che si chiude oggi a Rimini, per dare supporto alla divisione, con cui è presente da 20 anni in Italia, Agua, “che si occupa del servizio idrico integrato e del miglioramento di tutte le tecnologie, compresa la dissalazione”, come ha spiegato il country manager di Acciona Italia, Luigi Patìmo. L’azienda spagnola, presente in oltre 40 Paesi, dove sviluppa soluzioni sostenibili nei settori infrastrutturale, energetico e idrico, è presente in 10 regioni italiane con 23 contratti attivi e oltre 1000 dipendenti diretti. “Fondamentalmente noi siamo presenti da ben 23 anni sul settore idrico, realizziamo gli impianti e li gestiamo – continua Patìmo – Perché era l’unico mercato possibile in Italia fino a poco tempo fa. Oggi c’è la possibilità in alcune concessioni dell’acqua in scadenza di poter inserire il soggetto privato in quota di minoranza per la gestione del servizio idrico integrato”. Perché, “in questi venti anni il servizio è stato gestito soprattutto dai gestori in house, cioè senza gara, senza competizione per un’eredità gestionale. Abbiamo cercato, in questo periodo che ci ha visto invecchiare di poter portare un modello virtuoso che era quello che avevamo acquisito in altri Paesi, compresa la Spagna, ma non necessariamente. Ci siamo riusciti”.
Acciona può definirsi a buon ragione pioniere nel settore della dissalazione, con 89 impianti progettati e realizzati in tutto il mondo per una produzione complessiva di oltre 5,7 milioni di metri cubi di acqua dissalata al giorno. “Abbiamo fatto delle operazioni emblematiche che si sono avvicinate al sistema della concessione tipo i project financing – ha continuato Patìmo – Ad esempio, nelle isole di Pantelleria e Lampedusa l’acqua arrivava con delle navi e quando c’erano delle mareggiate l’acqua non arrivava perché erano fermi i dissalatori considerati energivori. Questo perché venti anni fa la tecnologia era obsoleta e per dissalare un metro cubo d’acqua c’era bisogno di 24 chilowattora. Con i sistemi che noi abbiamo, e che nel frattempo si sono evoluti, adesso ce ne vogliono tre. Quindi diciamo quasi un decimo rispetto a quelli che si avevano prima. Motivo per cui anche la Regione Sicilia si è adeguata a questo schema e ha messo a gara un semi project financing, perché è una concessione a dieci anni, che abbiamo vinto e abbiamo gestito. Ora è in scadenza e ci auguriamo che possa essere rinnovato”.
La dissalazione in generale consente la produzione e l’approvvigionamento d’acqua in zone dove l’acqua è impossibile trasportarla o erogarla. Inoltre, permette di poter individuare delle aree critiche per quanto riguarda le perdite idriche: “localizzando il dissalatore all’interno di quelle aree si è risolto il problema dell’approvvigionamento” e “si perde di meno perché non bisogna trasportare l’acqua in alcuni casi per centinaia di chilometri, come avviene in Acquedotto Pugliese, dove l’acqua parte dalla Campania e arriva nel Salento”. Una soluzione utile soprattutto in tempi di cambiamenti climatici dove sono più frequenti i periodi di siccità. “I problemi esplodono casualmente sull’acqua ad aprile, quando non si è fatta nessuna programmazione preventiva. E a noi è capitato di ricevere qualche telefonata di amministrazioni che ci chiedeva ‘avete un dissalatore’ così come se li avessimo su uno sullo scaffale – ha ironizzato Patimo – Questa mancata programmazione è l’aspetto cronico di questa vicenda che ormai dura da vent’anni. Siamo tutti consapevoli dell’andamento inesorabile delle precipitazioni e non abbiamo dubbi che continui così, se non vi poniamo rimedio. Motivo per cui, secondo me, dobbiamo programmare e lo stanno facendo bene alcune amministrazioni”.
In particolare, “questo Governo ha fatto già un ottimo provvedimento che è quello di consentire di poter eliminare dalla valutazione Via (Valutazione di Impatto Ambientale, ndr) i progetti di dissalatori sotto i 5.000 metri cubi al giorno. Che sono dei dissalatori che possono approvvigionare delle piccole comunità. L’auspicio è che nel range tra i 5000 e 50.000 , quello dei dissalatori di media taglia, questo provvedimento venga esteso ed equiparato a quello delle autorizzazioni per il Pnrr, che sono molto più veloci e non hanno quei tempi biblici che tutti conosciamo e che hanno creato i presupposti perché questo mercato della dissalazione non proliferasse”.